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Le prime pagine del romanzo
Mercoledì 26 giugno, Clara
Mi hanno detto: «Clara, vieni dentro». Me l’ha detto mamma, uscendo dalla veranda che dalla cucina dà sul giardino, invece di urlarmelo dalla finestra come fa di solito per risparmiare tempo, e quindi ho capito subito che era una cosa grave.
Io stavo con i piedi dentro la piscina, seduta sul bordo. Ho pensato, e mo’ che cazzo ho fatto.
Niente, non ho fatto. La scuola è finita da una settimana e sono esattamente sette giorni che mi alzo, mangio, esco, nuoto, torno dentro, spippolo sul computer, ri-mangio, ri-nuoto, dormo, ri-spippolo sul telefono, guardo un film, ri-dormo.
Vivo come un criceto, vivo.
Lavinia è senza macchina perché le hanno dato tre materie, Elisa invece è stata promossa ma i suoi non la fanno guidare, quindi bisogna aspettare che tolgano la punizione a Lavinia, cosa che non succederà prima di lunedì prossimo, perché ovviamente i suoi hanno deciso di bloccarla per due fine settimana inclusi. Lei ha provato a farsi venire a prendere da Sebastiano, dicendo che le hanno levato le chiavi della macchinetta, mica le hanno detto che non poteva uscire, ma suo padre l’ha imbruttita, della serie dove pensi di andare.
Insomma, sono sola e non posso aver fatto proprio niente.
Per cui sono andata dentro pensando, forse è morto qualcuno. I nonni. Quale nonno? Nonna Iris? Non è ammalata. Nonno Vittorio? È un po’ rincoglionito, ma non in pericolo di vita. La nonna Luciana? Forse. Oppure qualcuno ha avuto un incidente. E non me lo possono mica dire dalla finestra. Tra l’altro, mamma non mi ha aspettata, è tornata in casa prima che tirassi fuori i piedi dall’acqua e me li asciugassi. Rientrando ho visto Adalina, la donna delle pulizie, che se ne andava: ecco, la cosa è così grave che si manda a casa la donna con un’ora di anticipo.
Mamma era seduta sul divano, non scalza con la sigaretta in bocca come al solito, ma vestita e con le scarpe, cosa che non capita quasi mai se non deve uscire. Anche papà era tutto vestito, cosa già più normale visto che papà è un po’ germofobico e non cammina per casa scalzo, ma sembravano due che devono andare da qualche parte e io ho domandato: «Che c’è? State uscendo?».
La mia voce è caduta nel silenzio.
Casa nostra di solito è sempre una caciara di due o più stereo accesi contemporaneamente, uno che guarda un video su YouTube in una stanza, un altro in un’altra, i miei che camminano in giro e si incontrano ogni tanto e si recitano a vicenda le battute della sceneggiatura che stanno scrivendo, Adalina che passa l’aspirapolvere, il televisore, i telefonini. L’idea che mi sono fatta è che produciamo casino perché viviamo in mezzo al nulla alla Giustiniana, dove non arriva neanche la strada asfaltata, e quindi abbiamo bisogno di sentirci circondati dalla civiltà.
Questa volta, invece, ho sentito la mia voce rimbalzare contro le pareti. Mamma mi ha fatto cenno di avvicinarmi e sedermi vicino a lei, e lì ho cominciato veramente ad avere paura.
«Ma che è?»
Tutti e due hanno boccheggiato per qualche secondo, poi mamma si è messa a ridere piano, e io: ecco, divorziano. Non che ci fosse qualche motivo particolare che me lo facesse pensare, i miei vanno d’accordo. Però non riuscivo a capire. Che cosa c’era di così complicato da dirmi che non gli venissero le parole? A loro due, poi, che con le parole ci campano?
«Smettila, dai, non c’è niente da ridere» ha sbottato papà. «Senti, amore, intanto non ti preoccupare: non è niente di brutto, non è morto nessuno e nessuno sta male. Però c’è una cosa che non ti abbiamo raccontato fino a oggi perché non sapevamo come dirtela e ci abbiamo dovuto pensare un po’.»
Lo sapevo. Sono stata adottata.
Non somiglio né a lui né a lei, solo un sacco a una zia che abita in Brasile, che è tettona e ha un botto di capelli come me. Ecco, lo sapevo, sono figlia della zia. Uno scambio in culla. Una storia di tradimenti familiari.
«Prima che tu nascessi, prima di mamma, ho avuto un’altra fidanzata...»
«Digliela bene, Marco.»
Papà riprende fiato. «Sì.» Ha qualche problema a formulare la frase. «Allora, prima che tu nascessi...»
«Papà aveva due fidanzate» taglia corto mamma. «Una ero io e l’altra era una che si chiamava Marinella, io lo sapevo e lei lo sapeva. Poi lei ha lasciato papà e non ne abbiamo saputo più niente.»
«...e?»
«E... è venuto fuori qualche mese fa che ha avuto una figlia. Abbiamo fatto i test genetici, e risulta che è figlia di tuo padre. Non ne sapevamo niente. Ha cinque mesi più di te e vorrebbe conoscerci.»
Poi non ho capito più tantissimo.