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Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya
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Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya - Paolo Cognetti - copertina
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Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya

Descrizione


Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza.

«"Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya" ci riconsegna quei luoghi nello spirito di una esplorazione e di una immedesimazione autentiche in cui sono la natura e l’oltre a plasmare la psiche del viaggiatore che le contempla, ne subisce il fascino, finanche la forza invincibile»Andrea Velardi, Il Messaggero

«Cognetti, tra pecore azzurre e leopardi invisibili, ha fatto un viaggio nell’aspra poesia della natura»Paolo Mauri, la Repubblica

«Paolo Cognetti riprende il passo fisico e letterario – lento, costante, classico – col quale ci aveva lasciati»Stefania Chiale, Sette – Corriere della Sera

«Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. (...) Ho camminato per 300 chilometri e superato 8 passi oltre i 5000 metri, senza raggiungere nessuna cima. Mi accompagnavano un libro di culto, un cane incontrato lungo la strada, alcuni amici: al ritorno mi sono rimasti gli amici»

Che cos'è l'andare in montagna senza la conquista della cima? Un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare. Questo libro è un taccuino di viaggio, ma anche il racconto illustrato, caldo, dettagliato, di come vacillano le certezze col mal di montagna, di come si dialoga con un cane tibetano, di come il paesaggio diventa trama del corpo e dello spirito. Perché l'Himalaya non è una terra in cui addentrarsi alla leggera: è una montagna viva, abitata, usata, a volte subita, molto lontana dalla nostra. Per affrontarla serve una vera spedizione, con guide, portatori, muli, un campo da montare ogni sera e smontare ogni mattina, e soprattutto buoni compagni di viaggio. Se è vero che in montagna si cammina da soli anche quando si cammina con qualcuno, il senso di lontananza e di esplorazione rinsalda le amicizie. Le notti infinite in tenda con Nicola, l'assoluta magnificenza della montagna contemplata con Remigio, il sa­liscendi del cammino in alta quota, l'alterità dei luoghi e delle persone incontrate. Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza. «Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. Volevo vedere se da qualche parte nel mondo esiste ancora una montagna integra, vederla coi miei occhi prima che scompaia. Sono partito dalle Alpi abbandonate e urbanizzate e sono finito nel piú remoto angolo di Nepal, un piccolo Tibet che sopravvive all'ombra di quello grande e ormai perduto. Ho camminato per 300 chilometri e superato 8 passi oltre i 5000 metri, senza raggiungere nessuna cima. Mi accompagnavano un libro di culto, un cane incontrato lungo la strada, alcuni amici: al ritorno mi sono rimasti gli amici».
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Dettagli

2018
6 novembre 2018
120 p., ill. , Rilegato
9788806239275

Valutazioni e recensioni

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naTsumi
Recensioni: 5/5
la meravigliosa montagna

Il Racconto in prima persona di un viaggio in Nepal attraverso le montagne dell'Himalaya. Gli incontri, i discorsi, i panorami, la stanchezza... Fa venire voglia di partire!

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Elena
Recensioni: 4/5

Protagonisti del libro sono: il viaggio, l’amicizia e l’amore per la montagna. Ti incanta con il suo amore per la montagna, per la cultura dei montanari, per la pace e la serenità interiore che riscopre ogni volta che torna nella sua montagna. La montagna intesa non come una vetta da conquistare ma un luogo da attraversare, camminando per molti giorni senza alcuna pretesa, in connessione solo con la natura e con sè stessi. L’amore per la scoperta pervade ogni pagina di questo libro denso, profondo che fa riflettere su quanto sia importante apprezzare il percorso piuttosto che intestardirsi a raggiungere la cima.

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erika
Recensioni: 5/5

non sono un amante della montagna ne di quel mondo in generale eppure questo libro mi ha fatto venir voglia di preparare lo zaino e partire. uno stile unico nel suo genere, e uno scrittore di un umiltà e un intelligenza disarmanti. adoro qualsiasi cosa sia scritta in questo libro.

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Voce della critica

Mare, cielo, montagna, colle, pianura sono stati sempre oggetto d’ispirazione artistica. La natura, nei suoi elementi costituitivi, spesso produce stati d’animo, emozioni, genera pensieri in chi la sa guardare e ascoltare il suo linguaggio. Dunque nel suo essere e mostrarsi e nel suo parlare può generare una consonanza interiore che può aiutare a conoscerci, a capirci, a imparare attraverso la sua voce nelle sue poliedriche manifestazioni: il soffio del vento, lo scroscio dell’acqua, lo scorrere di un fiume, il tuonare dopo l’abbaglio di un lampo.

La natura non si limita a fare da sfondo alle vicende umane, né è manifestazione di una legge meccanica, infatti può diventare maestra di vita e si può entrare perfino in una sorta di perfetta e consapevole, circolare comunione mistica con la vita dell’universo. Tutto ciò è quanto succede a Paolo Cognetti che dopo Il ragazzo selvatico, Le otto montagne, con l’opera Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya (120 pagine, 14 euro), pubblicata da Einaudi, ci propone ancora una volta una storia in cui la montagna è protagonista, ma questa volta siamo lontani nello spazio, infatti Cognetti porta i lettori in Asia, a visitare l’Himalaya e qui la montagna non è oggetto di ascensione, ma di circumambulazione, Kora in tibetano: «I cristiani piantano croci in cima alle montagne, i buddisti tracciano cerchi ai loro piedi». Per il narratore il primo gesto è espressione di violenza, il secondo di gentilezza: «un desiderio di conquista contro uno di comprensione» (pag.21) e nel comprenderla, essa si veste di sacralità e diventa maestra di vita.

I monasteri buddisti, i panni e le ruote di preghiera corroborano la sacralità di quei luoghi, dell’irraggiungibile e vietata montagna di Cristallo, «che nella mattina limpida era una vela contro il cielo» (pag. 59) e tutto nel suo procedere «in tondo» avvalora la purezza che il protagonista, elemento tra gli elementi, conquista e vive in quel contatto diretto con la montagna, dove nulla si crea e nulla si distrugge, ma in un processo continuo, si trasforma per continuare a esserci in altra forma, altra veste, parte di quel tutto costante e vitale che costituisce l’universo. Così Buddha prima ancora di Lavoisier formula un principio che, caricato di spiritualità diventa religione, lontana da qualsiasi principio scientifico o filosofico e, a proposito di filosofia, basta ricordare a tal riguardo, Anassagora o Democrito.

La condizione umana, il lungo cammino, la contemplazione della natura, diventa così per Cognetti, viaggio di maturazione, di crescita, di progressivo conseguimento di perfezione che sul finire del quarantesimo anno di vita diventa anche serena accettazione della normalità occidentale nella consapevolezza che anche la perfezione, «la trasparenza può essere d’impedimento se uno si aggrappa ad essa». Possiamo definire l’opera una cronaca di viaggio, infatti la descrizione dei luoghi è avvalorata oltreché da disegni toponomastici, anche dalle riflessioni, dai pensieri di carattere etico-morale che non riguardano esclusivamente l’io, ma investono la natura nel suo insieme, nella chiara consapevolezza ecologica che ogni entità non può essere indipendente da ciò che la circonda, poiché tutti i fenomeni e tutti gli esseri sono interconnessi tra di loro e fanno parte del Soffio vitale dell’universo.

Recensione di Francesca Luzzio

 

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Conosci l'autore

Paolo Cognetti

1978, Milano

Nella sua prima vita è stato alpinista e matematico, e a volte pensa di non avere mai smesso di essere nessuno dei due.Nella seconda, lavora nel cinema indipendente milanese come autore di documentari, sceneggiatore e montatore di cortometraggi, cuoco. Insieme a Giorgio Carella è fondatore della casa di produzione cameracar.Ha deciso di fare lo scrittore in un cinema parrocchiale, dopo la proiezione del film L'attimo fuggente, nel 1992.Ha passato gli anni successivi alla ricerca del suo capitano, fino al giorno in cui, nel 1997, ha scoperto Raymond Carver. Da allora ama la letteratura americana e scrive racconti.Autore di alcuni documentari – Vietato scappare, Isbam, Box, La notte del leone, Rumore di fondo – che raccontano il rapporto tra i ragazzi,...

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