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In Francia, è uscito per lo stesso editore che ha realizzato "Indignatevi!" di S. Hessel. E come quello, anche "Sfidare il racconto dei potenti" è il fulminante pamphlet di un uomo nel pieno della maturità umana e, in questo caso, artistica. Ken Loach ("Ken il guerriero", come ha titolato una rivista italiana) ha 78 anni, e per oltre quaranta ha realizzato film e documentari caratterizzati da un'unica, grande ricerca estetica basata sull'impegno, la partecipazione politica, la protesta civica e umanitaria. "Kes", "L'altra verità", "Fatherland", "L'agenda nascosta", "Riff raff", "Piovono pietre", "Terra e libertà": sono titoli importanti per la cinematografia britannica. Ma non solo: c'è tutta una produzione televisiva, in Italia meno conosciuta, che probabilmente è stata ancora più determinante nella carriera del regista. Questo librettino è la summa concentratissima dell'attivismo e del lavoro di Loach. Perché per lui arte e politica non hanno soluzione di continuità: l'una è dentro l'altra e viceversa. Da questo punto di vista allora anche la scelta dei colleghi di produzione e della squadra tecnica, degli attori e perfino di una singola inquadratuara è suggerita da un ideale, da una regola morale. Per chi conosce Loach e ha letto e ascoltato negli anni le sue interviste, "Sfidare il racconto dei potenti" non dirà niente di nuovo (se non, forse, nelle ultime pagine). Per chi lo conosce un po' meno o per niente, è una lettura rapida, ricca di entusiasmi, che mette sul tavolo molte cose sulle quali vale sempre la pena riflettere. Peccato per i refusi: se non ricordo male, sono un troppi per un volume di appena 50 pagine.
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