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Pessimo apocrifo sherlockiano, denso di descrizioni della vita a bordo del Titanic e della nave (l'autore vuol farci sapere che si è documentato), ma l'indagine langue e le deduzioni di Holmes pure: tutto quello che costui fa è accorgersi di una cassetta alle sue spalle. Pollice verso per un libro scritto pure male, anche perché i metodi investigativi del famoso detective latitano alla grande e la trama stenta parecchio.
Un apocrifo scritto con encomiabile classe, stile piano ma accurato, che non è poco di questi tempi; in sostanza di piacevole lettura e un riparo dalla letteratura poliziesca contemporanea, che chi non è assuefatto può trovare ansiogena. La storia è sì piuttosto ricca, ma i personaggi sono tratteggiati con gradevole aderenza agli stereotipi della scrittura di Conan Doyle e del giallo classico: quello che mi aspetto da un apocrifo in cui posso illudermi di ritrovare un prezioso inedito. Consigliabile per chi è in questo spirito di lettura.
Troppa carne al fuoco (complotto anarchico o pseudo tale, spionaggio e contro-spionaggio), troppi morti ammazzati (ce ne sono più che in un'avventura di Tex Willer: ma quando mai, in una storia di Sherlock Holmes!), svarioni nella traduzione italiana ("forcipe" per pinza, "grosso scalpello" per bisturi: mica stiamo parlando delle avventure di Michelangelo!); il libro si salva parzialmente (ma solo perchè l'argomento 'affondamento del Titanic' mi piace e mi ha sempre intrigato; non so cosa possano pensarne altri) soprattutto perchè si parla in maniera documentata (con qualche licenza ammessa dallo stesso Autore) e ragionevolmente avvincente della nave e della sua fine.
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