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Questo breve saggio dall'inconsueta veste editoriale è l'ennesima prova dell'erudizione e dell'abilità affabulatoria di monsignor Ravasi. Pane, vino e acqua sono gli elementi fondamentali del lessico 'alimentare' delle Scritture. L'atto di nutrirsi è un momento conviviale, segno forte che raccorda il dovere antico dell'ospitalità alla nuova istituzione dell'eucarestia, atto fondativo della Chiesa. Il rapporto col cibo, il suo potenziale oscillare tra temperanza e ingordigia, si fa specchio delle scelte che orientano la vita spirituale e l'esistenza materiale. Come ricorda l'autore, il cristianesimo, al di là degli innesti neo-platonici, resta una religione incarnata.
Sua Eminenza Cardinale Ravasi, che recentemente ha inaugurato il padiglione della Santa Sede all'Expo di Milano, ha pubblicato con evidente cognizione di causa questo interessante libriccino sul rapporto che intercorre tra cibo e Sacre Scritture. Eruditissimo, fitto di citazioni e rimandi linguistici dal greco e dall'ebraico, riprende nel titolo l'affermazione di Feuerbach (Der Mensch ist was er isst) per ribadire che sì, ovviamente, siamo quel che mangiamo (quello di cui la nostra cultura, tradizione ed economia ci esorta a nutrirci), ma siamo soprattutto altro. Cibo come alimento, quindi, ma che deve mantenere una sua dimensione simbolica e spirituale. Il saggio è suddiviso in tre sezioni: quella finale riporta un essenziale lessico biblico di termini alimentari ricorrenti nei testi sacri; quella centrale analizza due modalità inerenti all'assunzione del cibo, il digiuno e il vizio della gola. La parte iniziale è forse la più stimolante e istruttiva. In essa, Ravasi illustra il rilievo che nelle Scritture hanno avuto tre archetipi dell'alimentazione: pane, vino e acqua. Il pane, nominato cento volte nel Nuovo Testamento, conosce il suo momento topico nell'istituzione dell'Eucarestia, e nella preghiera del Padre Nostro. Il vino, che rimanda a vissuti di festa partecipata, può assumere anche una valenza negativa e tentatrice, come nell'episodio dell'ubriacatura di Noè. Ma è l'acqua l'elemento che riveste nei testi sacri un'importanza simbolica ancora più evidente: disseta e purifica, lava e battezza. "Proprio perché è al centro dell'esistenza fisica, l'acqua diventa un simbolo dei valori assoluti, della vita anche nella sua dimensione spirituale, della stessa trascendenza". Pane, vino, acqua nutrono e devono essere condivisi: la religione cristiana non va vissuta solo come emozione interiore e ascesi, ma è "una fede legata ai corpi, alla storia, all'esistenza...per questo ritornare alla civiltà e alla simbologia del cibo ha un valore culturale e spirituale".
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