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Un piccolo gioiello: con descrizioni, introspezioni, paesaggi, pennellate d'arte e verita`, Colette ritrae in modo personalissimo la madre, il padre, i due "fratelli selvaggi" e molto brevemente la sorella maggiore. Riscopre il rapporto con la madre e capisce quanto c'e` in lei di quella donna di campagna, generosa, intelligente con Parigi che conosce bene nel cuore. In campagna la madre traeva alimento da ogni linfa riprendeva vita ogni volta che si chinava a toccare la terra, ma il padre, poeta e cittadino, languiva e si sentiva in esilio. Nonostante cio` provava per la moglie un amore sconfinato e ... "Lei gli voleva un bene immutabile, lo trattava alla leggera nella vita di tutti i giorni, ma rispettava ogni sua decisione."
Recensioni
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scheda di Bertini, M., L'Indice 1989, n.10
È difficile nell'opera di Colette tracciare una linea che separi nettamente finzione e autobiografia: nei suoi testi narrativi si insinuano di continuo frammenti, appena trasposti, della sua esistenza avventurosa di vagabonda, di attrice, di amante appassionata, mentre, d'altro canto nelle sue pagine autobiografiche, ogni rievocazione del passato - anche di quello più umile e prosaico - si trasfigura in mito e poesia. In "Sido" Colette, che ha cinquantasei anni, cercò di richiamare in vita il mondo della sua infanzia, un piccolo mondo provinciale sospeso tra il fascino della capitale lontana e quello, più prossimo e tangibile, della campagna. Tra gli incanti appena intravisti di Parigi e quelli più concreti degli orti e dei giardini di Saint-Sauveur fa da mediatrice la figura della madre di Colette, Sidonie, detta dall'innamoratissimo marito "Sido". È lei che porta alla figlia, dai suoi rapidi viaggi a Parigi, "programmi teatrali ed essenza di violetta"; è lei ad insegnarle a spiare, con attenta complicità, il destarsi alla vita di bulbi e crisalidi, il trascorrere delle stagioni. Attraverso lo sguardo di Sido le immagini quotidiane - un'imprevista nevicata di luglio, un merlo "ossidato di verde e di viola" che becca le ciliegie - si fanno "momenti d'essere"; la scrittura di Colette le imprigiona e ce le consegna senza retorica.
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