Recensioni Il silenzio delle ragazze
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È la bella Briseide, schiava del Pelìde Achille - il semi-dio temuto dai nemici e venerato dai compagni d'arme, tanto forte quanto spietato - a narrarci, con crudo realismo, la leggendaria guerra di Troia e divenendo portavoce delle donne relegate nelle retrovie della Storia e dalle quali ci si aspettava sempre e solo silenzio e sottomissione. Il linguaggio è attento ai dettagli concreti, moderno, fluido, non ricercato - come si potrebbe pensare, visti i personaggi mitologici -, non c'è alcuno sforzo per rendere lo stile arcaico e solenne, e questo personalmente l'ho apprezzato perché l'autrice si è servita di un registro linguistico adeguato a coloro a cui si dà voce, che siano le schiave - che quando sono tra loro parlano in maniera anche sboccata -, o i soldati, rozzi e volgari nei modi e, ovviamente, nel parlare. Questa rivisitazione profondamente umana e tutta al femminile del poema epico di Omero è un'opera molto piacevole da leggere, che si concentra sul costo della guerra, in special modo per le donne, ci invita a non ignorare quelle parti della storia troppo spesso dimenticate e ad ascoltare piuttosto le voci messe a tacere dal potere e dai vincitori.
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Un romanzo carino e interessante, che si lascia leggere facilmente. Tuttavia non mi è sembrato un capolavoro come molti dicono, forse perché non l'ho trovato particolarmente originale... in effetti esistono già molti libri simili che hanno saputo sfruttare meglio il loro potenziale. Inoltre, dato che viene presentato come un romanzo "al femminile", non mi aspettavo così tanti capitoli dedicati esclusivamente ad Achille, narrati proprio dalla sua prospettiva, ma in terza persona e da un narratore onnisciente (a differenza dei capitoli su Briseide, che sono in prima persona). Insomma, questo salto dalla prima alla terza persona, nonché dal passato remoto usato da Briseide al presente usato con Achille, mi hanno disturbata non poco e secondo me tolgono scorrevolezza alla narrazione. Comunque in generale il giudizio è positivo perché il libro non è male, ma non aspettatevi il romanzo del secolo.
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La caduta di Troia vista con gli occhi delle donne che a causa della guerra hanno perso la libertà, come la protagonista, Briseide, prigioniera di Achille. Con linguaggio moderno l'autrice dà voce alle figure femminili dimenticate della storia, costruendo un romanzo di disarmante attualità.
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Visto il tema trattato (la guerra di Troia raccontata dalle donne rese schiave dai greci) mi aspettavo un romanzo pesante, sotto tutti i punti di vista: non poteva sbagliarmi di più. Fin dalle prime pagine sono stata catturata dalla prosa semplice e diretta, dal racconto lucido e sofferto della protagonista, che si ritrova, assieme alle altre donne, a subire violenze di ogni genere, senza poter reagire in alcun modo. Non manca lo spazio dedicato ad Achille, dal suo punto di vista e dal suo rapporto con Patroclo: inatteso ma apprezzato. Da questo romanzo traspare tutta la disperazione e il senso di rassegnazione per le ingiustizie e i soprusi che la guerra comporta per le donne, perché le donne hanno sempre subito le guerre fatte e scelte dagli uomini.
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Questo è il libro che ha dato il via alla mia passione per le riscritture dei romanzi epici. Ho trovato questo romanzo molto doloroso, forse il più struggente dello scorso anno per me. Ci viene narrata la guerra di Troia dal punto di vista di Briseide, ossia la schiava di Achille. Vediamo per vie traverse il rapporto (e forse l’amore) tra Achille e Patroclo, un rapporto ambiguo, che probabilmente non può essere classificato. La morte di Patroclo e la reazione di Achille è una delle cose che più mi hanno fatta stare male leggendo “Il silenzio delle ragazze”, è davvero una delle cose più strazianti mai lette.
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Più che l'Iliade al femminile è il racconto (l'ennesimo) delle gesta di Achille, con Briseide e le altre donne sullo sfondo, come figure di contorno. Un'occasione mancata per conoscere lo sguardo delle donne sulla guerra di Troia. Peccato!
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Avevo 11 anni quando ho studiato l'Iliade nella traduzione in versi di Vincenzo Monti, che per quanto sia in un italiano arcaico, é incomparabilmente più bella delle successive versioni. Ne avevo studiati a memoria alcune centinaia di versi, il primo libro me lo ricordo ancora (Cantami a Diva del Pelide Achille l'ira funesta...). Questa è una libera rivisitazione in chiave moderna (femminista!) interessante certamente ma non all'altezza della traduzione originale di Monti.
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La lettura di questo romanzo non mi ha particolarmente entusiasmata e sono perfettamente d'accordo con chi ritiene che il vero protagonista sia Achille e che ruoti tutto intorno a lui, Briseide e le altre donne risultano solo figure di contorno. Peccato, perchè l'idea del punto di vista femminile era molto interessante, ma non è stata sviluppata a dovere.
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L'Iliade visto dal punto di vista delle donne è originale e di questi tempi molto utile.
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Questo libro è stato una vera e propria delusione: si tratta infatti di una imitazione mal riuscita di un capolavoro, ovvero Cassandra di Krista Wolf. Ha la pretesa di far vedere la guerra di Troia dal punto di vista delle donne vittime innocenti ma in realtà l'unico personaggio degno di questo nome è un uomo ovvero Achille, intorno a cui ruota tutto il libro e che è caratterizzato leggermente meglio di tutti gli altri.
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Questo libro è stato molto pubblicizzato come “L’Iliade” dal punto di vista femminile. Si è venduto come una storia femminista. Probabilmente la scrittrice ha strani punti di vista dal momento che il fulcro del libro è Achille. Briseide e le altre donne che fanno da contorno al Pelide e altri “Eroi”, sono apatiche e succubi dello stato di fatto e cercano il male minore per sopravvivere. Non ho notato nessun atto rivoluzionario per cui valesse la pena di scrivere il libro. Inoltre, si infierisce troppo e volutamente su stupro e voluttà maschili Pur non essendo un’esperta, ho trovato spesso incongruenze con i miei ricordi dell’Iliade. Avrei dovuto confrontare, ma la lettura non mi appassionata e di conseguenza anche la curiosità è scemata.
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Straordinario, potente, destabilizzante. Quante cose abbiamo guardato solo dalla prospettiva maschile?
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La storia e le guerre le raccontano gli uomini, “alle donne si addice il silenzio” , la sottomissione e la necessità di assecondare ogni desiderio maschile. Pat Barker, l’autrice, ribalta il concetto e restituisce al lettore un racconto mediato dagli occhi e dalla sensibilità femminile. Briseide è la protagonista del romanzo, principessa di Lirnesso, moglie di Minete. Dopo la conquista della città diventa preda, bottino e schiava di Achille. Divide con le altre prigioniere un futuro fatto di schiavitù e sottomissione e assisterà all’evolversi della guerra di Troia dall’accampamento greco. Briseide non ha più una sua vita, non è più nulla, del suo ieri restano i ricordi, quelli belli di una gioventù felice, quelli terribili dell’uccisione del marito e dei suoi fratelli e a questo si aggiunge l’angoscia di essere diventata concubina proprio di chi le ha distrutto la famiglia e l’ha obbilgata a vivere in un contesto fatto di violenza. Fiera e altera si obbligherà alla sottomissione e intanto ascolterà e osserverà i protagonisti di una storia antica, non solo Achille, ma anche Patroclo, tra tutti il più gentile, Ecuba e Priamo e il dolore senza fine per l’uccisione del figlio Ettore e del piccolo Astianatte, Agamennone, Polissena, restituendo una chiave di lettura del tutto originale e ridando al femminile la capacità di pensiero e di riflessione. “Il silenzio delle ragazze” è un romanzo di rara potenza letteraria che getta nuova luce sugli eroi greci facendoli conoscere al di là delle azioni eroiche come capaci di grandi vilolenze sia fisiche che sessuali.
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In qualche modo, per qualche ragione, con i luoghi, gli odori, le inquietudini e i legami, con l'odore di una terra che è la mia stessa, questo libro mi è entrato dentro. Quella masseria da oggi, insieme a quel pergolato, sarà casa anche per i miei tormenti. Romanzo piacevole dalla storia coinvolgente, anche se ricco di clichè, stratagemmi e qualche inesattezza che lascia il lettore con molte domande. Forse ha concentrato troppi mali del mondo in poche centinaia di pagine, ma la storia rimane chiara e lineare per tutto il libro. Il giudizio complessivo è più che buono perché la lettura è stata intrigante, ve lo consiglio.
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