Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 16 liste dei desideri
Il silenzio di Mosca. Tre conversazioni
Disponibilità immediata
11,88 €
-5% 12,50 €
11,88 € 12,50 € -5%
Disp. immediata
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
11,88 € Spedizione gratuita
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Nuovo
12,50 € + 6,00 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Nuovo
Libreria Bortoloso
12,50 € + 6,30 € Spedizione
disponibile in 3 giorni lavorativi disponibile in 3 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Libreria Internazionale Romagnosi snc
12,50 € + 8,90 € Spedizione
disponibile in 3 giorni lavorativi disponibile in 3 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Carù Libreria Dischi
12,50 € + 6,90 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Usato Usato - In buone condizioni
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
11,88 € Spedizione gratuita
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Nuovo
12,50 € + 6,00 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Nuovo
Libreria Bortoloso
12,50 € + 6,30 € Spedizione
disponibile in 3 giorni lavorativi disponibile in 3 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Libreria Internazionale Romagnosi snc
12,50 € + 8,90 € Spedizione
disponibile in 3 giorni lavorativi disponibile in 3 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Carù Libreria Dischi
12,50 € + 6,90 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Usato Usato - In buone condizioni
Chiudi
Il silenzio di Mosca. Tre conversazioni - Marina Jarre - copertina
Chiudi

Promo attive (0)

Chiudi
silenzio di Mosca. Tre conversazioni

Descrizione


Nella prima conversazione, vediamo i tedeschi reduci da Stalingrado sfilare nel centro di Mosca il 17 luglio del 1944, sono 57.000 "soldati banalmente vinti, non partecipi di un qualsiasi mito, massa informe, sospesi durante quella giornata in un vuoto di abominio": l'autrice ricompone letterariamente un avvenimento che va dritto al cuore delle contraddizioni intrinseche alla guerra. Nella seconda, la morte di un cane amato riporta alla memoria i deserti dei distacchi che nella vita si provano: il primo amore, la vedovanza, ma anche gli animali, le piante e, proiettati nel futuro, i figli e i nipoti, che saremo noi a dover lasciare. Un amore di quasi sessant'anni ha legato Gino Moretti alla moglie Anita. Mentre marciava in Ucrania, nell'estate del '42, le scriveva quasi una lettera al giorno. Rileggere oggi quelle lettere significa riflettere sulla vita intera. Sui momenti eroici, sulla durata, sulla passione, sulla caducità. Sui piccoli fili segreti che stanno tesi dentro ogni matrimonio.
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

2008
27 maggio 2008
193 p., Brossura
9788806192389

Valutazioni e recensioni

5/5
Recensioni: 5/5
(1)
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(1)
4
(0)
3
(0)
2
(0)
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

archer
Recensioni: 5/5

Marina Jarre non è uno dei nomi celebri della letteratura italiana, ma dovrebbe diventarlo. In questi tre saggi sui generis indaga con sguardo acuminato i piccoli eventi della Storia (una sfilata di prigionieri di guerra tedeschi a Mosca nel 1944) e i grandi eventi della Vita (amori e perdite) con una compassione che non diventa mai compatimento.

Leggi di più Leggi di meno
Chiudi

Recensioni

5/5
Recensioni: 5/5
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(1)
4
(0)
3
(0)
2
(0)
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Voce della critica

Sfugge a qualsiasi definizione questo libro di Marina Jarre. Sarebbe finanche troppo semplice cavarsela dicendo che è un libro matrioška, adoperando la metafora da lei stessa scelta per introdurre, a metà dell'opera, la fiaba su cui Il silenzio di Mosca fa perno. L'incastro è molto più complicato, una sola matrioška non basta. Le nonne si nascondono nelle fiabe che raccontano ai nipoti, confessa. E il libro è certo scritto guardando i nipoti che crescono, ma questo suo ultimo lavoro nasconde tante altre cose.
Come tutti i lavori di Jarre questo è soprattutto un libro sulla guerra: la nonna di Cappuccetto Rosso, d'altra parte, non si nascondeva nella pancia del lupo? E proprio nulla di dolciastro c'è nella fiaba del cigno nero di Münster. I nipoti di Jarre non si trovano in una posizione invidiabile: sono chiamati a crescere alla svelta, molto alla svelta. Per fortuna si difendono con mezzi loro e con discreti risultati; d'altronde la ricerca di protezione, di sicurezza da sempre accompagna l'accento straniero di questa scrittrice, che, a partire dal precedente Ritorno in Lettonia, sembra però essere stata definitivamente catturata dalla storia.
Il libro si presenta come la somma di tre conversazioni: con Pavel l'insegnante di russo, con l'amica Patti e con Gino, autore di centoquarantaquattro lettere dal fronte russo. Nei sottotitoli delle tre conversazioni la parola guerra ritorna tre volte, l'amore due, la solitudine e l'amicizia una volta soltanto. Come a dire che la guerra e l'amore non si possono quasi mai scindere, né dall'uno o dall'altra si può prescindere. La solitudine e l'amicizia talora ci concedono, per fortuna, qualche sosta. Potremmo chiarire meglio. Esile come tutti i libri di Jarre, questo contiene in nuce progetti per almeno una decina di libri autonomi; della fiaba s'è detto, ma bisognerebbe aggiungere: due saggi di moralità (sull'amore per gli animali e sulla botanica); un saggio storico stricto sensu, dove l'autrice, senza uscire dallo studio di casa sua, trova l'occorrente per ricostruire la sfilata di prigionieri tedeschi a Mosca dopo la disfatta di Stalingrado. È un saggio di bravura che, penso, potrà generare invidia a molti esperti di micro-storia. Un affresco storiografico di rara bellezza, che per effetto di risonanza va a ricadere nell'altro libro nel libro che poco più innanzi è costruito sul sapiente montaggio di lettere dal fronte russo di un soldato italiano, il giovane telegrafista Gino Moretti. Anche Gino è un vinto della storia, che scrive lettere d'amore struggenti alla sua Anita (qui il problema storiografico è lo stesso indicato da Pier Giorgio Zunino e cioè il progressivo rompersi della fiducia nell'alleato tedesco da parte dei soldati italiani). Non basta. L'autrice confessa la sua passione per i racconti partigiani e allora eccola farsi gioco di una vecchia partigiana che, intervistata alla televisione, non riesce a spiegare la ragione della sua "scelta": ne deriva una pagina sulle ragioni della lotta resistenziale, degna di stare accanto all'analisi di Pavone. E non basta ancora: nell'economia di un testo relativamente breve troviamo il reportage giornalistico filtrato attraverso la meticolosa ricostruzione dell'ascensione di Mallory e Irvine sull'Everest (1924), al solito ricostruito su fonti originali; lo storico di Torino troverà infine la testimonianza sulla città all'indomani delle leggi razziali (l'episodio della solidarietà espressa ad Arnaldo Momigliano è molto toccante) e l'angoscia dei bombardamenti sulla città vissuti da un'angolatura del tutto inedita e spiazzante (quella di Gino in Russia, che apprende della distruzione di San Salvario dalla radio).
Le singole parti del libro (qualcosa devo aver dimenticato) si ricompongono alla fine, con un gioco di rinvii interni in parte voluto, in parte casuale che prende alla gola. Realtà, immaginazione, verità, verosimiglianza: temi su cui s'interrogano gli storici alle prese con i modi del narrare.
Le Enneadi di Plotino goffamente citate da un personaggio, con l'accento sulla "a" della prima parola e sulla "o" della seconda, non sono soltanto l'espressione di una beata ignoranza, ma anche l'emblema della buffa casualità della vita. "Nessuna strada conduce indietro", il proverbio di Ritorno in Lettonia, trova qui una sua variopinta, argomentata, applicazione. Cresce il disincanto, la riflessione sulla vecchiaia, la morte che conserva l'amore in eterno nel deserto di Masada o sulla cima dell'Everest. Con il passare degli anni l'autrice di Negli occhi di una ragazza (1971), Un leggero accento straniero (1972), I padri lontani (1987), Tre giorni alla fine di luglio (1993), Un altro pezzo di mondo (1997) sembrerebbe approdare al journal intime. Il libro, in effetti, dopo averci fatto fare – per due volte almeno – il giro del mondo, trova la parola fine sul cortile dell'Oltrepo, "povero, nitido, odoroso di fumo di legna", ma si vorrebbe non finisse mai.   Alberto Cavaglion

Leggi di più Leggi di meno

Conosci l'autore

Marina Jarre

1925, Riga

Marina Gersoni, più conosciuta con il cognome del marito, Jarre, è nata a Riga nel 1925 da padre ebreo e madre valdese. Si è trasferita in Italia con la famiglia all'età di dieci anni e ha studiato a Torino, dove si è laureata in Letteratura cristiana antica. Ha lavorato come insegnante di francese e avuto quattro figli. Ha scritto romanzi, racconti, testi teatrali. Ha esordito in ambito letterario nel 1955, con un racconto pubblicato dalla rivista «Il Ponte». Dopo i racconti per bambini raccolti in Il tramviere impazzito (1962), ha pubblicato nel 1968 il suo primo romanzo, Monumento al Parallelo (ripubblicato nel 1971 con il titolo Un leggero accento straniero) e nel 1971 Negli occhi di una ragazza, in cui si conferma...

Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi

Chiudi

Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.

Chiudi

Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore