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L'autore assolve il non facile compito di dare in breve una chiara descrizione del sistema politico italiano, assumendo una prospettiva di lungo periodo, che parte dall'unificazione della penisola, e sottolineando come il nuovo stato soffrisse di un deficit di legittimazione, superato solo assai faticosamente. Dopo questa introduzione storica, però, l'esposizione si concentra soprattutto sul periodo postbellico. La categoria analitica principale di cui l'autore si serve per spiegare l'Italia repubblicana è quella del pluralismo polarizzato, coniata a suo tempo da Giovani Sartori. Guarnieri la usa con discernimento. La contrapposizione ideologica era causa ed effetto dell'immobilità del sistema che ha caratterizzato il lungo dopoguerra. Lentamente, però, le gabbie ideologiche vengono meno. In questo modo la polarizzazione si attenua, aprendo la strada a sviluppi positivi. Dopo essere stato a lungo un sistema bloccato (e questo già in età liberale), a partire dagli anni novanta del secolo scorso il sistema riesce a ristrutturarsi, sia pure empiricamente, e conosce finalmente una normale alternanza di governo. Guarnieri non si nasconde i rischi di involuzione che la situazione presenta, ma segna la strada da seguire invitando a consolidare i progressi compiuti. Se il libro centra l'obiettivo di offrire una visione d'insieme equilibrata e mai faziosa, ci pare che su alcuni punti l'esposizione avrebbe potuto risultare più incisiva. Nel descrivere la crisi della prima repubblica, ad esempio, si dà forse troppo spazio a "tangentopoli" come a un fattore determinante, mentre era solo un epifenomeno. Infatti, il sistema era entrato in una crisi totale di legittimazione dopo la fine della guerra fredda. Più in generale, poi, nella descrizione degli assetti di potere dell'Italia repubblicana non si sottolinea a sufficienza la centralità democristiana come autentico cardine del sistema.
Maurizio Griffo
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