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Eccentrici anche in questo, i Taoisti della Cina antica non miravano soltanto a una modesta immortalità dell’anima, ma intendevano la salvezza come Vita Eterna, in quanto «immortalità materiale del corpo stesso». Tanti, infatti, erano per loro gli spiriti, le anime e i soffi, che soltanto l’unità del corpo permetteva di farli convivere senza troppa confusione. Ma, per giungere a tale risultato, occorre un lungo lavoro alchemico, durante il quale «il corpo immortale si costruisce misteriosamente all’interno del corpo mortale». Le ossa diventano oro e la carne giada: «tra vita mortale e vita immortale non esiste frattura, ma un impercettibile passaggio dall’una all’altra». Questa fisiologia mistica è una delle parti più affascinanti e segrete del Taoismo – e si può dire che Maspero sia stato il primo studioso occidentale a far breccia, con questo saggio del 1937, negli arcani Campi di Cinabro (come veniva definito, in cifra, il corpo umano). Usando un linguaggio mirabilmente immaginoso, i sapienti taoisti erano arrivati a una conoscenza sottile delle forze vitali che ci lascia sbalorditi. Il reciproco sopraffarsi, paralizzarsi o rinvigorirsi dello yin e dello yang, del principio femminile e di quello maschile, è osservato con acutezza tale da delineare, fra l’altro, una dottrina della vita erotica rispetto alla quale ogni equivalente occidentale appare quanto mai goffo. I Taoisti sapevano con minuziosa precisione perché l’eros può servire sia a esaltare la vita sia a minarla. Come dice, con impassibile ironia, un loro antico testo: «L’Imperatore Giallo giacque con milleduecento donne e diventò Immortale; gli uomini comuni hanno una sola donna e si distruggono la vita».
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