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Il giurista Stefano Rodotà ragiona qui, nel suo stile alto, di solidarietà, un sentimento difficile da attualizzare in un mondo in cui la libertà del mercato, spinta alle estreme conseguenze dal liberismo sfrenato, abbia eccitato molto gli opposti di avidità ed egoismo. Nel suo escursus storico il giurista invita il lettore a non confondere la solidarietà con la fraternità, uno dei pilastri della rivoluzione francese. Con una disamina interessante e sicuramente innovativa sottrae la solidarietà all'aspetto puramente caritatevole delle elargizioni buoniste presente invece nella fraternité francese in cui era mantenuta intatta la divisione gerarchica tra donatore e beneficiato e la ancora saldamente ai doveri e ai diritti civili che rendono compiuta una democrazia. Nel saggio la solidarietà diventa aiuto doveroso che uno stato democratico sia tenuto a garantire ai cittadini più svantaggiati e a quanti bussino alle sue frontiere affinché possano avere uguale accesso ai diritti fondamentali di salute, lavoro e decoro di vita. Se un certo tipo di potere gioca sulle disuguaglianze e aizza la guerra tra poveri così da allontanare da sé responsabilità e violenza, la solidarietà, intesa come diritto sociale, ripropone il principio di uguaglianza e con esso salvaguarda la dignità di chi si trovi in condizioni disagiate. Nel lungo e dettagliato percorso il sentimento solidale, sottratto agli umori variabili dell'approccio caritatevole pur utile e degno di rispetto, entra nel perimetro costituzionale, in un'area di largo respiro e di veduta lunga capace di contrastare le spinte xenofobe e razziste dettate da egoismo e utilizzate come fonte di consenso. Nel saggio Stefano Rodotà definisce la solidarietà utopia necessaria, desiderio forse irrealizzabile, ma, in ogni modo, speranza fondata sulla consapevolezza che spesso grandi svolte dell'umanità siano iniziate da visioni utopiche nate nel contesto di un mondo intellettuale rispettato e autorevole.
Recensioni
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Scardina barriere, demolisce la nuda logica del potere,costruisce legami. Il principio di solidarietà è l’antidoto a un realismo rassegnato che non lascia speranze, che non lascia diritti. La solidarietà è una pretesa anacronistica, inconsapevole di una società divenuta liquida, perennemente segnata dal rischio, dilatata nel globale? I principi appartengono al tempo delle grandi ‘narrazioni’ cancellate dalla post-modernità? La solidarietà è un principio nominato in molte costituzioni, invocato come regola nei rapporti sociali, è al centro di un nuovo concetto di cittadinanza intesa come uguaglianza dei diritti che accompagnano la persona ovunque sia. Appartiene a una logica inclusiva, paritaria, irriducibile al profitto e permettela costruzione di legami sociali nella dimensione propria dell’universalismo. Di legami, si può aggiungere, fraterni, poiché la solidarietà si congiunge con la fraternità. Nei tempi difficili è la forza delle cose a farne avvertire il bisogno ineliminabile. Solo la presenza effettiva dei segni della solidarietà consente di continuare a definire ‘democratico’ un sistema politico. L’esperienza storica ci mostra che, se diventano difficili i tempi per la solidarietà, lo diventano pure per la democrazia.
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