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La prima lettura de Il solletico dell'assurdo mi ha piacevolmente attirato riconoscendo alcuni nonsense e giochi di parole simpatici e divertenti che da sempre popolavano l'universo interiore e relazionale del suo autore. Ritrovavo con affetto alcuni luoghi mitici in cui piove spesso nonostante le previsioni del tempo (Buttrio?), luoghi esotici che il viaggiatore della mente può incontrare solo seguendo le esili tracce del garbuglio (Crauglio), del labirinto e del paradosso. Successivamente, scoprii che quello che avevo sperimentato nella prima lettura, intima, serale e spezzettata dalla stanchezza era solamente il riflesso della potenza evocativa, trasgressiva e comica insita in quelle pagine. Scoprii lo straordinario potere di quelle invenzioni. E ne rimasi folgorato: giocare con la parola come fuga, il solletico come incontro, l'assurdo come opportunità di comprendersi fino in fondo. Mi divenne evidente come l'universo creato dall'autore fosse reale ed i suoi personaggi vivi, animati da una scintilla brillante quanto una stella. È la stessa luce che spesso ho intravisto nelle eterne domande che con timidezza e semplicità lui riesce spesso a intercettare: Perché sbadigliano le margherite? E piccole trasgressioni verbali: Santa valvola di sfogo! Conoscevo di Manlio Rizzo il piacere di giocare con le parole e delle parole del giocare con lui, allenate pronte a concedersi in iperboliche assonanze, ad abbandonarsi a spregiudicate rime baciate lungo i corridoi di affollati doppi sensi. Ridere è una cosa seria, scrive Manlio. Non saprei ma certo è che l'effetto è contagioso. Lorenzo Fain
Un libro da leggere come lo leggerebbe un bimbo, abbandonando la logica e la razionalità ansiose degli adulti. Perché leggere questo libro significa diventare Alice e scoprire il Paese delle meraviglie, un paese dove si deve giocare con le parole non prendendole più così sul serio come siamo di solito costretti a fare. Di riflesso, finalmente, possiamo giocare con noi stessi, con leggerezza, conservando genuinità e amore per le verità essenziali.
Un piccolo, delizioso vademecum per affrontare le tragedie della vita con profondo, melanconico, divertente umorismo : il senso della propria inutilità in un universo, nel quale il sorriso d'un gatto - ce lo insegna il grande Carroll - può cambiare tutta la prospettiva.
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