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Il film si apre con una lunga sequenza della macchina da presa ferma che riprende una Ferrari compiere dei giri su un circuito. Già da qui è facile intuire che le aspettative per questo film (alte per quanto mi riguarda) finiranno per essere deluse. Non discuto la professionalità degli attori (in primis Stephen Dorff e Elle Fanning) perché il doppiaggio me ne preclude la possibilità, ma come di regia e sceneggiatura siamo a livelli modesti. Durante tutto il film ci sono numerose sequenze in cui non succede nulla. Il protagonista seduto su un divano mentre beve birra e fuma. Sempre il protagonista ad una sessione di trucco in cui gli fanno un calco del viso e la macchina da presa che zooma lentamente su di lui, immobile e inespressivo. La giovane Elle Fanning che pattina. Due lap-dancer che intrattengono Johnny Marco per lunghi e interminabili minuti. E alla fine cosa succede? Nulla... Il film termina con una scena assolutamente senza senso. Se un qualsiasi sceneggiatore fosse andato da un produttore a proporre questa roba, sicuramente sarebbe stato cacciato fuori a pedate. Ma evidentemente il cognome Coppola aiuta. Ma d'altronde fra i produttori compare proprio papà Francis (e il fratello Roman). E chi ha scritto le musiche? Il marito! Non ci siamo... Peccato perché sicuramente l'idea di base era interessante almeno tanto quanto poteva sembrare il trailer. Inutile sottolineare anche l'assoluta banalità delle scene girate a Milano. E se vi dicessi che a fine proiezione le luci nella sala non si sono accese? Si era addormentato anche il proiezionista?!?
Una irritante perdita di tempo.
La coppola riprende la stessa formula del precedente"Lost in translation"(due solitudini a confronto)accentuandone la componente autobiografica(il rapporto padre famoso-figlia trascurata,la grottesca cerimonia dei Telegatti in Italia[dove Francis Ford Coppola si recò accompagnato dalla figlia]).Trasforma un albergo in una sorta di non-luogo,cogliendone le caratteristiche più assurde e surreali(le lap dances delle gemelle Shannon)e sottolineando con arguzia lo spaesamento del protagonista,efficacemente reso dal tronfio Dorff.Ma non riesce ad evitare di essere ripetitiva,e la condanna alla vita grigia e vuota di certe suddette star viziate finisce per risultare facile e scontata.Ma non è del tutto da buttare via,anche se il Leone d'oro a Venezia e stato ingiustificato.Fulmineo cammeo di Benicio Del Toro,che in ascensore ricorda un incontro con gli U2 nella camera occupata da Marco(la 59).Nel ruolo di se stessi:Simona Ventura,Nino Frassica,Maurizio Nichetti e Valeria Marini(in tutto il loro squallore).L'ormai onnipresente Laura Chiatti è una ex italiana del protagonista.Fortunatamente si vede poco,sfortunatamente si doppia da sè.Prodotto da Roman Coppola,fratello della regista.
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