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Lavoro documentaristico di Chris Marker realizzato con la stessa tecnica de La jetée, ovvero sequenze di foto in bianco e nero, in questo caso principalmente tratte dall’opera della nota fotografa Denise Bellon, accompagnate dalla voce narrante di Pierre Arditi. Detta così sembrerebbe un’opera di una noia mortale ma nei fatti la presa che nasce dalla narrazione dei fatti e la suggestione della fotografia della Bellon rappresentano gli elementi che conducono ad un pieno coinvolgimento dello spettatore, che si troverà letteralmente rapito. Il tema è quello dello sguardo fotografico che, oltre che vera e propria forma di espressione artistica, diventa memoria storica capace di cogliere, a volte anche inconsapevolmente, quegli elementi della vita artistica, sociale e politica che si rileveranno vero e proprio presagio sull’imminente disastroso futuro; l'occhio fotografico che diviene dunque decodifica del reale. Le immagini, che scorrono lungo i 6 anni della partecipazione della Bellon all’Alliance Photo Agency, esprimono la vicinanza dell’artista al movimento surrealista, con la sua “scandalosa” Esposizione internazionale, e ritraggono il periodo post-bellico e coloniale a ridosso della Seconda Guerra mondiale, tra gente ordinaria, testimonianze della Prima grande Guerra, flash familiari e scatti di luoghi fisici francesi che rappresenteranno importanti punti di snodo bellico, il tutto integrato da riferimenti a documenti dell’epoca. Bello l’omaggio a Langlois, fondatore della Cinémathéque française e alla sua instancabile cinefilia che gli consentì di preservare, conservandole perfino nella vasca da bagno della propria casa, innumerevoli pellicole durante la guerra. La co-regia è della cineasta Yannick Bellon, Qualità video parecchio bassa per definizione ma ottimale per pulizia, contrasto e tenuta degli scuri. Audio pulitissimo, sottotitoli ben sincronizzati, forse un pelo piccoli. Tra gli extra un cortometraggio della Bellon dedicato alla scrittrice anziana Colette.
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