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Anno edizione: 2019
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Alberto Savinio è stato pittore, giornalista e scrittore e ha ottenuto notevole fama in ciascuno dei campi in cui ha operato; come penna, in particolare, ha sempre avuto un'attrazione smodata verso la prosa più barocca e infiorettata, indubbiamente affascinato dai classici del romanzo francese. Ecco quindi che in questa raccolta di corrispondenze giornalistiche da Oltralpe può scatenare tutta la sua vena letteraria e, lungi dal proporre meri articoli cronachistici di sterile attualità, approfitta dell'occasione per divagare, lasciare spaziare la sua mente e la sua penna, infilando gustosi aneddoti e frecciatine di costume, ma sempre mantenendo un linguaggio alto, distinto, a tratti addirittura arzigogolato. Non è una lettura per tutti, si potrebbe pensare, e forse è anche vero: stiamo pur sempre parlando di brani scritti nel periodo che va dal 1923 al 1945 e, come è inevitabile che sia, la lingua italiana da allora si è abbastanza modificata; ma la retorica e il gusto dell'affabulazione fanno di Savinio un ottimo scrittore ancora oggi, se non addirittura un incompreso (o sottovalutato) Maestro di stile. Completa il volume una Nota al testo di Eugenia Maria Rossi; 250 pagine in totale.
"Racine ha imborghesito la tragedia. Ingres ha imborghesito la forma classica della pittura. Restava da imborghesire il romanzo poliziesco. Grazie a Dio, anche questo è fatto." Solo una delle frasi veraci che popolano questo libro, che riesce a trasformare, a differenza di molti altri, le proprie memorie in un reliquiario di ricordi rutilanti. Volgere i propri ricordi in memorie, infatti, è lavoro fin troppo agevole, che riesce finanche ai più mediocri. Tutte le biblioteche pullulano di memoriali. Per agire in modo inverso, invece, serve ben altro: contezza della propria memoria, e uno sguardo commosso e spietato che sappia posarsi, indistintamente, su tutte le cose. Ed è questo che fa il mago Savinio, con grande abilità: trasforma un brullo memoriale in un antro di reminiscenze scintillanti, evocative, mai banali. Rende la memoria degna d'essere ricordata, e non si serve subdolamente dei ricordi come elementi probanti. Memorabile rimane la critica al Surrealismo, reo di aver ucciso il Presidente francese Doumer: "Per un facile ripiego, Paolo Gorgulov [l'assassino] è stato da molti definito un pazzo. Io dico di più: Paolo Gorgulov è un surrealista. Finora il surrealismo era considerato un gioco. Abbiamo la riprova, ora, che il surrealismo può diventare un gioco pericoloso". Per me una delle pagine più indicative su come anche da movimenti innocui e apparentemente ingenui possano nascere fatti di sangue. Ancora, sugli artisti: "si può misurare il grado di impurità di un artista, dal numero e dalla qualità dei succubi che si è fatto. Possiamo considerare pozzi d'impurità artisti come Michelangelo e Wagner, i quali hanno creato intorno a sé il michelangiolismo e il wagnerismo, ossia dei fenomeni di soccombiamo collettivo. Si noti che un raffaelismo o un beethovenismo non esistono, segno della maggiore purità di Raffaello e Beethoven." Eccolo: "il giornalismo in fondo ha il malvagio fine di distruggere quello che il giorno costruisce".
Chi come i vecchi critici o i disattenti e superficiali lettori, etichettarono come semplice divertissement letterario quest'opera di Savinio, così come altri suoi lavori, in particolare la raccolta di brevi racconti "Tutta la vita", non avevano e non hanno tuttora colto in pieno il surrealismo metafisico di Savinio. Questo è un tipo di surrealismo assolutamente "diverso", sorta di pretesto umoristico-letterario per dire sottotraccia qualcosa di veramente profondo, "cose" che fanno pensare, meditare a fondo sulla nostra esistenza, sulla nostra essenza spirituale, e parimenti un'analisi impietosa sui costumi borghesi dell'epoca (ancora attuali), sulle bassezze umane, sull'ipocrisia e l'infima qualità media del pensiero umano. Autore sopraffino ingiustamente snobbato dalla nostra editoria, che tranne Adelphi e un paio di altri editori (Il saggiatore e Neri Pozza), nessuno si è interessato ad un grande come Savinio.
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