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La spada e l'ulivo. Storia dell'esercito israeliano - Martin Van Creveld - copertina
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Descrizione


La storia di Israele è intrecciata a quella delle sue forze di difesa, sin dall'era dei primi insediamenti in Palestina, agli inizi del Novecento. I protagonisti delle vicende militari descritte nel volume sono anche gli uomini politici che hanno retto le sorti del paese: da Moshe Dayan a Menachem Begin, da Ytshak Rabin ad Ariel Sharon. La storia militare si fa storia politica e sociale di un popolo: dall'emigrazione in Palestina per sfuggire ai pogrom dell'Europa orientale, fino al confronto con la minaccia dell'invasione araba. L'ebreo israeliano è colono dei "kibbutz", ma è anche guerriero pronto a difendere gli insediamenti. Una duplice natura espressa nella spada intrecciata al ramo d'ulivo, emblema delle forze armate israeliane.
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Dettagli

2004
30 settembre 2004
543 p., ill. , Brossura
9788843030262
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Indice

Note su fonti, traduzioni, traslitterazioni e acronimi
Glossario degli acronimi e dei termini ebraici usati nel testo
Prefazione
Introduzione
Parte prima. L'ascesa (1907-49)
1. "Guardie degne di combattere"
2. La fondazione della Hagana
3. "Oltre il recinto"
4. Verso la nascita del nuovo Stato
5. In guerra per l'indipendenza
6. Respingere l'invasione
7. L 'impresa e il suo prezzo
Parte seconda. Gli anni della grandezza (1949-73)
8.  L'esercito dello Stato
9.  La prova del fuoco
10. La costruzione di un esercito moderno
11. L'apogeo della guerra lampo
12. Con le spalle al muro
13. Il terremoto di ottobre
14. Il calcolo
Parte terza. La perdita di efficacia (1974-2004)
15. Recupero ed espansione
16. Granate avvolte in nubi nucleari
17. "Il pantano libanese"
18. L'estate di san Martino
19. Impotenti nel Golfo
20. Fronteggiare l'Intifada
21. Il tradimento della fede
22. Il bene e il male
Bibliografia

Voce della critica

Si parte dai primi gruppi di immigrati ebrei in Palestina (i beluyim sono del 1882, prima della pubblicazione del libro di Herzl sullo stato ebraico) e si arriva all'odierno declino di un esercito tra i più famosi del mondo. Tsahal è stato infatti costretto a convertirsi in forza antiterrorismo. Non fronteggia più eserciti, ma individui mischiati alla popolazione civile in "teatri" urbani. L'Haganà, dal 1920 embrione dell'esercito israeliano, godette di uno statuto di semilegalità già durante gli anni del mandato. Non altrettanto si potrebbe dire degli altri due piccoli gruppi militari a orientamento più nazionalista, come l'Etsel (più noto come Irgun) e il Lechi (la Banda Stern). Nonostante il ruolo svolto nella cacciata dei britannici, queste due organizzazioni erano clandestine e disponevano di capacità limitate se si trattava di condurre apertamente azioni militari, che in alcuni casi risultavano operazioni di vendetta e intimidazione, anche contro la popolazione civile. L'Haganà disponeva di forze di élite, come le Palmach, capaci addirittura di organizzare unità di marina. L'esercito israeliano vide il confluire di questi gruppi nel proprio seno dopo aver sfiorato la guerra civile interna. Fu brillante fino alla guerra del Kippur (1973), che dette inizio alla fase discendente. Seguirono lo scivolamento nel "pantano libanese" (1982) e la sorpresa della prima Intifada (1987). Pur con la riorganizzazione, attuata nel 1998, raramente nella storia un esercito si è reso responsabile di sprechi così ingenti per affrontare un numero esiguo di avversari. La recessione economica ha portato poi Israele a sospendere i corsi di addestramento per i riservisti. E i soldati si trovano spesso a utilizzare fucili d'assalto vecchi di trent'anni. Tutto ciò è raccontato in un libro lucido e appassionato, lontano dai luoghi comuni sull'esercito più potente del Medioriente.

Paolo Di Motoli

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