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Anno edizione: 2005
Anno edizione: 2018
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La crisi della religione cristiana nella società italiana pone un problema a tutti coloro che, per professione, cercano di avvicinare un largo pubblico alle opere d'arte del passato: docenti universitari, guide turistiche, funzionari dei musei e delle soprintendenze. Nel presentare un monumento o un manufatto medievale o moderno, non si può più dare per scontato che tutti, specie fra i giovanissimi, sappiano chi era sant'Antonio o come ci si comportava in una chiesa. È vero peraltro che l'esperienza diretta della chiesa che un cristiano ha oggi non necessariamente lo mette nelle migliori condizioni per immaginare come si usasse un edificio sacro alcuni secoli fa: il Concilio Vaticano II, e già nel Cinquecento il Concilio di Trento, hanno profondamente modificato la percezione che si ha oggi di un luogo di culto cattolico, rispetto alla comprensione che si poteva averne nel medioevo.
Il libro di Michele Bacci si presenta come una guida per coloro che vogliano capire come era usata e vissuta una chiesa medievale. Dopo un capitolo teorico che affronta il problema dell'intrinseca "alterità" di uno spazio sacro rispetto agli ambienti della vita quotidiana, ha inizio il percorso di avvicinamento alla chiesa: il secondo capitolo contiene una descrizione dei segni distintivi esterni di questi edifici (il campanile, le campane, la facciata) e un'analisi del modo in cui i fedeli, una volta entrati, si disponevano all'incontro con il divino. Il terzo capitolo tratta in modo più preciso dell'interno, distinguendo le parti della costruzione destinate ai diversi gruppi di frequentatori (religiosi, laiche, laici ecc.) e illustrando non tanto gli oggetti che vi si trovavano, quanto le funzioni cui essi servivano e le pratiche che a tali oggetti erano collegate: si spiega ad esempio che cos'era un pontile, dove stavano i reliquiari contenenti i corpi dei santi, perché in certi luoghi si assiepavano delle immagini di cera.
Il capitolo seguente allarga lo studio alla dimensione temporale: la chiesa non è la stessa in ogni momento, ma cambia al ritmo delle celebrazioni dell'anno liturgico, si anima secondo le occasioni; le luci delle candele, il profumo dell'incenso, la melodia del canto, la moltiplicazione delle immagini dipinte, scolpite, tessute, trasformano in modo decisivo l'esperienza dello spazio sacro, con diversi gradi di solennità a seconda del rito celebrato. Prima di un breve epilogo, il quinto capitolo descrive le reazioni di alcuni cristiani che ebbero l'opportunità di conoscere da vicino il luogo di culto di una diversa confessione o di un'altra religione: una chiesa ortodossa, una sinagoga, una moschea o perfino un tempio buddista. In questi casi, il contatto con l'altro stimola la riflessione sulla propria identità e spinge a confrontare i propri spazi sacri a quelli altrui.
Il testo, sempre chiaro e piacevolmente scritto, è accompagnato da illustrazioni non numerose, ma di buona qualità, oltre la metà delle quali è a colori. Gli esempi su cui è fondata l'analisi, siano essi monumenti superstiti, opere d'arte che raffigurano interni di chiese medievali, testi letterari o scritti d'altro tipo, sono essenzialmente tratti dall'Italia centrale dei secoli XIII e XIV. Per esigenze di chiarezza, semplicità e completezza, la chiesa descritta è in parte un edificio ideale, anche se l'autore non manca di accennare alle differenze che esistevano tra una cattedrale, una piccola parrocchiale, la chiesa di un ordine monastico o quella di un ordine mendicante. Il punto di vista assunto per descrivere il modo in cui la chiesa era vissuta è principalmente quello di un cittadino appartenente alla media borghesia; numerose indicazioni sono tuttavia fornite sulla diversa percezione che altri gruppi sociali avevano dello spazio sacro, per esempio i membri del clero o, all'estremo opposto, gli eretici. In ogni caso, è lo sguardo che viene dal basso che risulta privilegiato.
Una solida tradizione di studi ha esaminato soprattutto l'immagine che della chiesa, e in particolare della cattedrale, fornivano gli ecclesiastici, e i liturgisti in primo luogo: è il caso dei grandi libri di Otto von Simson ( La cattedrale gotica , 1956; il Mulino, 1988) o di Hans Sedlmayr ( Die Entstehung der Kathedrale , La nascita della cattedrale, Atlantis Verlag, 1950). Michele Bacci punta invece l'attenzione sul modo in cui i laici di cultura media vivevano la loro fede dentro e attraverso lo spazio della chiesa. Quanto poi l'esperienza che i fedeli avevano quotidianamente del luogo di culto fosse condizionata dall'elaborazione teorica dei teologi e degli intellettuali (o la condizionasse), è un'altra questione. Negli studi che si concentrano sul ruolo degli ecclesiastici, si tende inoltre a presentare la chiesa come il risultato di un progetto coerente e unitario di organizzazione e controllo della vita religiosa collettiva. Adottando un'altra prospettiva, questo libro ricorda che altrettanto e forse più spesso gli edifici religiosi bassomedievali si costruirono in modo disorganico, per aggiunte successive, più o meno coordinate o indipendenti, per rispondere alle esigenze differenziate di una pluralità di utenti.
Michele Tomasi
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