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Lo spettatore col binocolo. Eduardo De Filippo dalla scena allo schermo - Paola Quarenghi - copertina
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Dettagli

1995
1 gennaio 1995
240 p., ill.
9788878901490

Voce della critica

QUARENGHI, PAOLA, Lo spettatore col binocolo, Kappa, 1995
DE FILIPPO, EDUARDO, Cantata dei giorni dispari, Einaudi, 1995
recensione di Vicentini, C., L'Indice 1995, n.10

Nel periodo che precede e segue immediatamente la morte di un autore di indubbia importanza e di vastissima popolarità, la critica si trova immancabilmente di fronte a una perentoria alternativa. Imboccare la via della celebrazione o incominciare a studiare davvero la sua opera.
La prima soluzione è ovviamente più facile, e del resto è proprio quanto il pubblico degli adoratori chiede e si aspetta. Nasce così una copiosa saggistica costruita su un tessuto di aneddoti, ricordi, riflessioni, osservazioni sull'uomo e il suo carattere - la sua passione, la sua bontà - che contribuisce alacremente alla creazione di un suggestivo monumento alla memoria. È fondamentalmente una critica addetta alla produzione di santini, e la sua utilità è pressoché nulla.
Studiare invece l'opera dell'autore è tutt'altra faccenda. Si tratta di spiegare in modo rigoroso e approfondito perché i suoi lavori siano poi così importanti. E dunque bisogna faticosamente staccarsi dal consueto profluvio di ammirati consensi, por freno alla generale commozione, ed elaborare ipotesi critiche e storiografiche di sufficiente precisione e consistenza. Il che per altro non è possibile finché qualcuno non abbia faticosamente provveduto, con un lungo e paziente lavoro, a mettere ordine nel corpus delle opere da studiare, offrendo sicuri punti di riferimento per orientarsi tra edizioni, varianti, manoscritti, tagli, ripensamenti, prestiti e mistificazioni. Se poi la celebrità da studiare è un autore teatrale, nasce il problema della vita scenica dei suoi lavori, e dello stretto rapporto che lega le vicende delle rappresentazioni alla nascita e all'elaborazione dei testi.
A questo destino critico non è ovviamente sfuggito Eduardo, sulle cui ceneri si è accumulata una rapida e abbondantissima agiografia accompagnata da rari tentativi di seria indagine storiografica. E perciò una vera fortuna poter disporre oggi dei primi volumi della nuova edizione delle sue opere teatrali, curata presso l'Einaudi da Anna Barsotti, una studiosa che ha dedicato lunghi anni al teatro eduardiano e ha pubblicato qualche tempo fa un fondamentale saggio su "Eduardo drammaturgo" (Bulzoni, 1988).
Nel corso degli anni cinquanta Eduardo aveva provveduto a ordinare le proprie commedie in due "cantate": la "Cantata dei giorni dispari" (che nell'edizione definitiva, del 1979, avrebbe poi raccolto in tre volumi ventidue testi scritti dopo la guerra, tra il 1945 e il 1973), e la "Cantata dei giorni pari" (che avrebbe raccolto in un volume diciassette commedie composte tra il 1920 e il 1943). Ora l'Einaudi ha appunto riproposto nella collana dei "Tascabili" i primi due volumi della "Cantata dei giorni dispari" (il terzo è imminente). I volumi contengono alcuni dei testi più celebri, come "Napoli milionaria!", "Questi fantasmi", "Filumena Marturano", "Le voci di dentro", e sono dotati di preziosissime "note storico-critiche", premesse dalla Barsotti alle singole commedie, che non solo spiegano la nascita dei testi e le modifiche apportate dall'autore nelle successive edizioni, ma soprattutto delineano la storia delle messe in scena, realizzate da Eduardo o da altri registi, in Italia e all'estero. Il primo volume si apre inoltre con un'ampia introduzione in cui vengono affrontati alcuni dei principali temi di dibattito su Eduardo. In attesa di un'edizione critica è probabilmente quanto di meglio, oggi, si potesse fare.
I nodi fondamentali da chiarire all'interno dell'opera di Eduardo sono fondamentalmente due. L'incontro delle tecniche - tanto drammaturgiche che attoriche - delle tradizioni del teatro in dialetto e del teatro in lingua. E la connessione profonda che lega la creazione dei testi allo sviluppo di una precisa arte della recitazione. Ovviamente l'indagine di questi due temi nevralgici deve abbandonare il consueto discorso critico-agiografico sulla "napoletanità" di Eduardo, e sulla sua duplice natura, di autore e di attore, e procedere invece all'individuazione di caratteri e nessi specifici, capaci di definire in modo illuminante la posizione del lavoro eduardiano all'interno degli scambi tra drammaturgia e recitazione e tra lingua e dialetto nel panorama teatrale italiano del Novecento.
In proposito l'introduzione di Anna Barsotti offre alcuni spunti di indubbio interesse (tra cui un paio di bellissime pagine sulla tecnica di recitazione messa a punto da Eduardo) ma per proseguire è necessario compiere un ulteriore passo nella sistemazione del corpus eduardiano, e iniziare una riflessione puntuale sull'elaborazione delle commedie che tenga presenti non solo le edizioni a stampa ma anche i copioni. Altrimenti tutte le più appassionate rivendicazioni dell'impossibilità di studiare il lavoro di Eduardo scrittore senza connetterlo alla sua attività di uomo di scena rischiano di restare semplici dichiarazioni d'intenti.
Del teatro di Eduardo esiste inoltre un'imponente massa di registrazioni video, per altro di larghissima diffusione e presenti nei tinelli di almeno metà delle famiglie italiane. Si tratta di una vera e propria miniera di documenti indispensabile per studiare l'interconnessione tra le tecniche recitative di Eduardo e i modi delle sue espressioni verbali. Ma in proposito davvero poco si è fatto. Nel '94 è apparso un breve saggio di Paola Quarenghi sulla documentazione audiovisiva del teatro di Eduardo e un altro scritto, sullo stesso argomento, di Antonella Ottai (ambedue nel volume collettivo "Il teatro e i suoi doppi", Kappa). Particolarmente benvenuto è perciò ora il nuovo lavoro di Paola Quarenghi, "Lo spettatore col binocolo", che percorre l'attività cinematografica e televisiva di Eduardo. Il volume offre, tra l'altro, la schedatura di tutte le registrazioni delle sue commedie (anno, regia, cast, reazioni della critica) nonché delle sue apparizioni cinematografiche. Si tratta di uno strumento di ricerca prezioso, che può costituire un ottimo punto di partenza per le successive indagini nel settore. E di qui dunque, dal lavoro della Barsotti e da quello della Quarenghi, può ora prendere l'avvio una nuova concreta fase di studio sulla figura di Eduardo nel teatro italiano contemporaneo.

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