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Recensioni La stagione dell'indulgenza e i suoi frutti avvelenati. Il cittadino tra sfiducia e paura. Nuova ediz.

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Quando, alcuni mesi fa, questo libro è stato pubblicato, sapevamo che sarebbe stato uno spunto di riflessione provvisorio nel controverso procedere delle polemiche sulla giustizia. Non immaginavamo che sarebbe stato necessario un aggiornamento così rapido, perché, quantunque i difetti del Consiglio superiore della magistratura fossero noti a tutti gli addetti ai lavori, era difficile immaginare che si sarebbero manifestati in modo così dirompente e improvviso. Le pagine che abbiamo aggiunto, nella versione ebook, provano a spiegare al lettore – sconcertato dall’emergere di lotte sotterranee tra magistrati e dalla cosiddetta «contiguità» di alcuni di questi con la politica – che cosa stia accadendo. La stagione dell’indulgenza è quella del pressapochismo, dell’incompetenza, dell’indifferenza. I suoi frutti avvelenati: sfiducia, insicurezza, corruzione, illegalità diffusa. Dell’una e degli altri sono state ugualmente responsabili (o irresponsabili) destra e sinistra, con l’assecondare gli umori popolari per conquistare elettori, con la proliferazione di leggi dettate dalla cronaca, con l’incapacità di riformare la Giustizia. Le conseguenze sono uno Stato che si delegittima da sé, non assumendosi le sue responsabilità o contestandole, un crescente allarme sociale che va oltre i dati statistici della criminalità, una paralisi difensiva che coinvolge chiunque svolga un lavoro pubblico (dal medico al funzionario). Scrive l’autore: «Essendo uscito – per limiti di età – dalla magistratura, sono più libero di esprimere giudizi che un tempo sarebbero stati impropri. Non ho nessun vincolo se non i miei pregiudizi». Fuori dal coro, pungente e sarcastico secondo il suo stile, Carlo Nordio tratteggia un quadro dei problemi vecchi e nuovi del Paese: dalle politiche sull’immigrazione ai diritti del cittadino, dai temi sulla sicurezza a quelli legati a libertà e giustizia. Ma soprattutto ci invita a ragionare con la testa e non con l’emozione, senza cedere al pessimismo. )
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