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L'opera ha il pregio della analisi sociologica integrata. Importante è l'analisi specifica della componente ideologica antisionista e ostile ad Israele del movimento brigatista e la conseguente solidarietà con la guerriglia palestinese contro lo stato di Israele. Era nota la solidarietà fra l'organizzazione brigatista e il fronte di lotta antisionista della palestina, in quanto svelata dal rapporto del generale israeliano Eytan sui campi di addestramento nel basso Libano ove l'esercito isteliano dovette constatare la presenza per l'addestramento militare al terrorismo di elementi delle B.R. Nel libro, tuttavia, l'analisi del testo dei proclami di lotta brigastista è anche ed assai più esplicito; il documento 5 marzo 2003 del GIP di Roma, ricognitivo del programma di lotta enunciato dai brigatisi arrestati, non lascia dubbi: "L'11 settembre 2001 deve aprire l'orizzonte delle avanguardie rivoluzionarie...l'egemonia dell'entità sionista è il bastione dell'imperialismo nell'area, che disarma e annienta la resistenza palestinese". Nessun dubbio, quindi, sulla solidarietà della lotta armata alla causa palestinese. Nondimeno, il punto saliente dell'opera di Bianchessi è la sua consapevolezza della centralità della battaglia del salario nella ideologia brigatista; nel documento di rivendicazione dei Nuclei Comunisti Combattenti la questione del salario è posta in modo esplicito:"i provvedimenti Ciampi e Amato sono un attacco ai salari e la destrutturazione dello stato sociale". Non ci sarebbe una evoluzione brigatista se la politica dei salari fosse come quella tedesca, che ha privilegiato a vantaggio di ogni altra variabile economica il livello salariale, considerandola la variabile indipendente della funzione economica. Non ci sarebbe alcuna crisi economica se la politica dei salari, anzichè ridurli ad una misura inferiore alla soglia di povertà li triplicasse ope legis, rilanciando in tal modo un sistema che non ha sviluppo senza l'incremento salariale puro.
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