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scheda di Bongiovanni, B., L'Indice 1995, n. 3
Quando comincia la storia d'Italia? Per Volpe l'inizio poteva essere fatto risalire ai liberi comuni medievali, mentre per Croce la data cardine, tutta istituzionale, era il 1861. Per l'ideologia fascista ufficiale occorreva invece arretrare all'impero romano, mentre per i sabaudisti monarcodinastici bastava arrestarsi alla vittoria dei Savoia sulla Francia del 1706. In quest'ennesima "Storia d'ltalia" la vicenda nazionale unitaria viene persuasivamente fatta iniziare alla fine del Settecento. Il primo volume, che parte dalle conseguenze italiane della rivoluzione francese, investe il periodo che copre gli anni compresi tra il 1796 e il 1861. Si avvale di quattro saggi assai agguerriti. Il primo, di Guido Pescosolido ("L'economia e la vita materiale"), affronta l'arretratezza, la demografia, l'agricoltura, l'industria, il territorio, i trasporti, il mercato; il secondo, di Marco Meriggi ("Società, istituzioni e ceti dirigenti", si occupa dell'amministrazione, del notabilato, delle mentalità, delle gerarchie sociali, dell'istruzione, dell'associazionismo; il terzo, di Antonino De Francesco ("Ideologie e movimenti politici"), ha a che fare con il triennio rivoluzionario, la dominazione bonapartistica, la restaurazione, i moti, il moderatismo, il repubblicanesimo, il costituzionalismo; il quarto, infine, di Romano Paolo Coppini ("Il Piemonte sabaudo e l'unificazione"), è l'unico che tratta i problemi di un solo stato preunitario in un arco temporale più limitato, vale a dire quel dodicennio (1849-61) che salda il proclama di Moncalieri all'unità nazionale. Attendiamo i prossimi cinque volumi. L'inizio e eccellente.
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