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Storia del libertinaggio e dei libertini - Didier Foucault - copertina
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Storia del libertinaggio e dei libertini - Didier Foucault - copertina

Descrizione


La sfida al dogma religioso e la ricerca dei raffinati piaceri della carne: l'età moderna del XVII secolo, libera e laica. Dissolutezza e comportamenti licenziosi ma anche apertura alle nuove scoperte e un atteggiamento di pensiero contrario al conformismo: il Seicento è un'epoca di straordinario fermento intellettuale che ha segnato l'ingresso dell'Occidente nell'età moderna. Didier Foucault dedica questo studio ai "libertini" (come li definì per primo Calvino, che li considerava più pericolosi degli eretici): scaltri, dissoluti, spesso eruditi, desiderosi di comprendere il mondo senza ricorrere al conforto della religione e ai suoi dogmi; sostituiscono alla colpevolizzazione cristiana del desiderio, al peccato originale e alla provvidenza, un'ars vivendi edonista, perché la vera saggezza insegna la via della felicità, del piacere, del godimento terreno, e contribuiscono così alla definizione di nuove norme di comportamento e di etica laiche. Ma è anche un'epoca di intolleranza e il libertinaggio è una pratica pericolosa: Teophile de Viaux, Cyrano de Bergerac, Ninon de Lenclos, Sade subiranno l'ostracismo o il carcere, Giordano Bruno, Vanini, Étienne Dolet moriranno sul rogo.
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Argomenti

Dettagli

2009
11 marzo 2009
504 p., Brossura
9788884026590

Voce della critica

Autore di Un philosophe libertin dans l'Europe baroque. Giulio Cesare Vanini, 1585-1619 (Champion, 2003), Didier Foucault offre qui un'analisi del libertinaggio e del libertinismo: due volti di un movimento interpretato come unitario, che viene perciò esaminato intrecciando storia delle idee e storia dei costumi, portando cioè alla luce sia l'atteggiamento intellettuale fondato sulla critica della religione, cui è dedicata comunque la parte più ampia del volume, sia i comportamenti finalizzati al piacere.
Alla ricerca delle origini, Foucault avvia la sua ricostruzione con i goliardi, gli studenti che, dediti a Bacco e a Venere, percorrevano l'Europa medievale, ma si concentra sulle radici antiche della miscredenza: correnti di pensiero quali l'epicureismo, lo scetticismo, lo stoicismo e il cinismo, attraverso la riscoperta dei classici, tra medioevo ed età moderna finirono per alimentare l'incredulità. Trasformatosi tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento da atteggiamento di pochi in movimento di più ampi gruppi, il libertinismo conobbe una svolta durante la rivoluzione scientifica. Con il metodo sperimentale essa fornì legittimazioni alla critica dei dogmi religiosi sino ad allora condotta a partire dall'esperienza del sensibile. Diffuso tra le élite, il movimento coinvolse però, fin dal medioevo, anche i ceti bassi della società. L'"ateismo dell'uomo comune", quello che appare "un vero e proprio materialismo popolare nell'underground della civiltà cristiana dominante", si esprimeva con la blasfemia e con il rifiuto di credere nell'immortalità dell'anima e nell'aldilà, nella creazione divina e nella resurrezione.
Dura fu la reazione antilibertina (al 1619 risalgono il processo e la condanna al rogo di Vanini), che viene inserita nel quadro della crisi religiosa del Cinquecento, risultando un aspetto del programma di restaurazione del cattolicesimo. In Francia quest'ultimo fu condotto dal gruppo dei devoti e dalla Compagnia del Santo Sacramento, attivi nella difesa dei dogmi e nel disciplinamento dei costumi. Tuttavia, il movimento sopravvisse per riaffiorare nel deismo inglese del Seicento (con John Toland e Anthony Collins), finché i libertini si trasformarono in philosophes,da Bayle a Meslier, da Voltaire a Diderot, da La Mettrie a d'Holbach.
Merito del libro è la prospettiva europea. Se la Francia d'inizio Seicento è il centro del movimento con figure quali Vanini, non si manca di guardare all'Italia del Rinascimento, che ne fu la culla, né agli altri paesi europei: dall'Olanda di Spinoza all'Inghilterra della prima rivoluzione e alla Svezia della regina Cristina. Va però segnalato che, in questa ricerca di padri antichi e di tardi epigoni, il libertinismo finisce con il perdere la valenza di epoca storica e con l'emergere piuttosto quale atteggiamento mentale che perdura nel tempo. Esso si manifesterebbe infatti anche in intellettuali come Rushdie e nella lotta contro l'integralismo islamico. Inoltre, il dilatarsi del campo di indagine rende il volume una ricostruzione non soltanto del libertinismo, ma un contributo sul rapporto tra fede e ragione nella cultura occidentale e sulle radici del processo di laicizzazione, processo in cui si individua il vero filo conduttore dell'orientamento libertino.
Patrizia Delpiano

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