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Anno edizione: 1977
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Indice
Questa di Paolo Spriano è la prima Storia del Partito comunista italiano di impianto scientifico. L'autore ha avuto accesso all'archivio del PCI nonché all'abbondante messe di documenti riservati, sequestrati dalla polizia italiana nel corso di perquisizioni operate nella sede comunista, dal 1921 in poi, e conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato. Una parte non meno importante della documentazione inedita viene inoltre dalle relazioni che inviavano a Mosca i rappresentanti in Italia dell'Internazionale comunista, in particolare lo svizzero Jules Humbert-Droz.
Sulla base di tutta questa documentazione, fino ad ora inesplorata, si delinea il quadro delle origini e dello sviluppo di un movimento che opera nella vita nazionale e fa al tempo stesso parte di uno schieramento internazionale che ha, al suo sorgere, una vita particolarmente intensa e drammatica. Il primo volume dell'opera si muove appunto in questo orizzonte aperto della rivoluzione russa, nel 1917; ne segue le tappe successive, dallo scorcio finale della prima guerra mondiale sino al 1926: un periodo dominato dalla crisi rivoluzionaria europea e che in Italia è contrassegnato prima dall'incandescente «biennio rosso» (1919-1920), poi dalla scissione di Livorno (1921), quindi dai capitoli della guerra civile, dall'avvento del fascismo, dal delitto Matteotti, dalle ultime battaglie del movimento operaio e dell'antifascismo prima della completa soppressione della libertà da parte del regime mussoliniano.
Si intrecciano nella narrazione - sempre serrata e densa - e nell'esame critico approfondito, i filoni fondamentali della ricerca: i caratteri e la natura di una «sinistra italiana» che approda alla fondazione del PCI; i rapporti complessi e spesso tesi, tra il nuovo partito e la «Centrale» di Mosca; la crisi del gruppo dirigente e le lotte di tendenza tra la «sinistra» di Bordiga, il «centro» di Gramsci e Togliatti, e la «destra» di Tasca; lo svilupparsi della crisi nazionale nel divampare della lotta di classe e degli scontri armati tra fascisti e militanti operai. Si stagliano nel quadro le figure dei protagonisti, per la prima volta seguiti in modo esauriente attraverso la loro precisa azione politica e la loro personale caratterizzazione ideologica: Bordiga, il primo capo del PCI, Gramsci, che ne diventa presto l'antagonista e imprime un nuovo corso allo sviluppo del partito, e con loro Serrati, Togliatti, Terracini, Tasca, Scoccimarro, ecc. Polo costante di riferimento restano le vicende della III Internazionale e gli interventi sulla «questione italiana» pronunciati dagli uomini dello stato maggiore bolscevico. Ciò consente al lettore di cogliere meglio il frutto piú fresco della ricerca dell'autore: la comprensione dei caratteri d'un'epoca, quella stessa che dà la sua impronta al PCI, nella quale appare «all'ordine del giorno» la rivoluzione socialista, e tale prospettiva si scontra drammaticamente con la piú aspra guerra civile e la ripresa reazionaria.
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