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Maja Lunde mette a nudo i disastrosi effetti che le nostre azioni possono avere sul pianeta, e ogni sua frase diventa un inno all'acqua, e di conseguenza alla vita.
«Un libro grandioso, per la causa del clima e per la letterature» – Dagbladet
Dopo una lunga serie di vagabondaggi in giro per il mondo, a quasi settant'anni Signe fa ritorno ai luoghi dell'infanzia, sulla costa occidentale della Norvegia, là dove il fiume incontra il fiordo e l'acqua della montagna diventa tutt'uno con quella del mare. È arrivata sulla sua Blå, la barca a vela che porta il nome del colore del ghiacciaio, ma si fermerà per poco, giusto il tempo di constatare quanto tutto sia cambiato e camminare per l'ultima volta sopra il "suo" ghiaccio. Presto salperà di nuovo l'ancora con un singolare carico a bordo. Vuole attraversare parte dell'Atlantico e raggiungere il litorale francese, dove spera di trovare l'uomo che amava. Ventiquattro anni dopo, la violenta siccità che flagella il Sud dell'Europa costringe la gente a migrare verso nord: le case sono vuote, i campi inariditi e non c'è più acqua per tutti. Ma per David, troppo giovane per sentirsi un buon padre, e la sua piccola Lou la speranza si riaccende quando, in un giardino bruciato dal sole, scoprono una vecchissima barca a vela. Una barca che ha custodito un carico molto prezioso. Nel suo romanzo, seconda parte di una tetralogia sul clima, Maja Lunde mette a nudo i disastrosi effetti che le nostre azioni possono avere sul pianeta, e ogni sua frase diventa un inno all'acqua, e di conseguenza alla vita.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Letteratura e clima: un binomio non sempre facile da conciliare, ma è indubbio che i libri, non solo i saggi, e la cultura possono aiutare a combattere i cambiamenti climatici. Dopo lo straordinario successo de “La storia delle api”, la norvegese Maja Lunde continua il percorso che prevede la pubblicazione di una tetralogia letteraria sul clima con “La storia dell’acqua”, un romanzo nel quale questo prezioso quanto indispensabile elemento è il filo conduttore della narrazione. Due luoghi: Ringfjorden, in Norvegia e Bordeaux, in Francia. Due momenti: il 2017 e il 2041. Due storie: quella di Signe – quasi settant'anni – che fa ritorno ai luoghi dell’infanzia, a bordo della Blå, l’imbarcazione che porta il nome del Ghiacciaio blu. Tutto però è cambiato e non le resta che salpare e attraversare l’Atlantico per raggiungere la Francia con un carico molto particolare. E quella di David, venticinquenne, costretto dal fuoco, dalla siccità e dalla fame a fuggire con la piccola Lou dal Sud della Francia, dove da quattro anni non piove. Avrebbe dovuto raggiungere con la moglie e l’altro bimbo il Nord, ma si sono persi di vista. Per David la speranza si ridesta quando trova in un torrido giardino una vecchia barca con un carico in grado di salvargli la vita. Un’unica riflessione: la necessità di considerare in tutta la loro tragicità i cambiamenti climatici che, in questo caso, si esprimono con la progressiva mancanza di acqua. Il futuro, neanche molto lontano, prospettato dall’autrice non vuole creare nel lettore un senso di angoscia fine a se stesso, ma cambiarne la prospettiva sulla situazione della Terra. Il fine è prendere atto delle conseguenze che le nostre azioni, anche quelle più insignificanti, possono avere sul delicato equilibrio del pianeta, così che il rumore della pioggia non diventi, come nel romanzo della Lunde, solo un lontano ricordo, difficile persino da riportare alla memoria.
Libro così così, senza infamia e senza lode. L'autrice affronta tematiche importanti legate all'ambiente e al cambiamento climatico, sicuramente interessanti. La storia però è un po' noiosa e abbastanza inverosimile, il "legame" fra presente e futuro abbastanza stiracchiato. Insomma, c'è di meglio.
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