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Il volume fa risalire l'inizio di un concreto processo di integrazione europea all'esigenza, subito avvertita nel sistema mondiale bipolare del dopoguerra, di un'Europa economicamente forte, a cui gli Stati Uniti contribuirono con il Piano Marshall. I primi passi furono, poi, la nascita della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (1951), il progetto, presto naufragato, di una Comunità europea di difesa (1952), la fondazione dell'Euratom e della Cee (con i Trattati di Roma del 1957) e l'accordo sulla Politica agricola comune (1961). Ma non mancarono gli ostacoli e gli scontri. Il progetto di una Comunità europea di difesa (Ced) naufragò per le preoccupazioni da parte della sinistra democratica e comunista francese di compromettere, con quell'operazione di militarizzazione, le prospettive di distensione tra Est e Ovest. L'adesione della Gran Bretagna alla Cee, invece, venne accettata dalla Francia solo nel 1973, finita l'epoca di de Gaulle, il quale aveva giudicato il governo inglese troppo legato agli Stati Uniti. Fu poi Margaret Thatcher a procurare nuove tensioni, dal 1979, denunciando gli oneri finanziari che il sistema comunitario comportava per il suo paese. Nello stesso anno entrava però in funzione lo Sme e si svolgeva la prima elezione diretta del Parlamento europeo. I passi decisivi furono, infine, quelli degli anni ottanta e novanta, con l'approvazione del progetto costituente di Altiero Spinelli (1984), sostituito poi dalle proposte di Jacques Delors per la costruzione europea attraverso la formazione del mercato unico. Dopo la caduta del muro, le preoccupazioni suscitate dalla prospettiva della riunificazione tedesca spinsero la Francia di Mitterrand ad accelerare e approfondire l'integrazione, fino all'istituzione dell'Unione europea a Maastricht nel 1992. I problemi ancora aperti, emersi a Nizza nel 2001, sono rappresentati dall'allargamento dell'Unione e dalle logiche di "spartizione" del potere a cui i governi nazionali restano legati.
Giovanni Borgognone
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