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Dai graffiti paleolitici alle danze mondane attuali, dal folklore antico dell'Africa, dell'Asia, dell'Oceania e delle Americhe alla grande storia della danza classica europea, gli argomenti trattati rivelano la profonda conoscenza di Gino Tani ed offrono un panorama di eccezionale completezza: un'opera di assoluto rilievo per la biblioteca degli studiosi e degli appassionati.
recensione di Vaccarino, E., L'Indice 1985, n. 4
La storia della danza è storia della gioia, di un sentimento universalmente diffuso, ad ogni latitudine, dai primordi dell'apparizione dell'uomo sulla terra fino a oggi.
Con questo spirito è ordinata la poderosa opera del Tani, decano dei critici di danza italiani, che con il lavoro di tutta una vita dimostra la ricchezza di fare e di sapere che può essere dispiegata con passione e competenza a proposito della danza, evitando le secche dell'eccessiva erudizione e quelle del mero racconto per immagini. Esiste una Danza con la D maiuscola comune a tutti i popoli e a tutti i tempi, salvo le differenziazioni di superficie? Si può raccontare? In risposta a questi e altri quesiti, il primo volume tratta della danza primitiva, animistica, sacra, estatica, tribale, e delle danze madri: egizia, indiana, cinese, greca. Segue un ricco excursus nelle cerimonie processionali, nei balli dei tarantati, nelle feste dei folli, nei trionfi della morte medioevali fino alle carole, una delle forme orchestiche basilari per i successivi sviluppi della danza, alle canzoni a ballo, alle tresche, ai ballonchi.
Nell'evo moderno troviamo i trionfi rinascimentali presso le corti italiane che, giustapponendo la bassa danza nobilmente composta all'alta danza saltata popolare, saranno all'origine delle successive codificazioni coreografiche.
Nel secondo volume vengono accuratamente presentati trattati e trattatisti italiani, poiché la danza colta occidentale si viene codificando per mano dei nostri grandi cultori ed esteti: Domenico da Piacenza, Antonio Cornazano, Guglielmo Ebreo, Fabrizio Caroso, Baltazarini da Belgioioso, Giovan Battista Lulli, Salvatore Vigan•, Carlo Blasis, Enrico Cecchetti, questi ultimi due chiamati come maestri in Russia. L'odierna mirabile scuola sovietica è proprio il frutto del magistero italiano e di quello francese, che il Tani esamina diffusamente nelle sue forme e nei suoi teorici: Arbeau, Menestrier, Rameau, Noverre, capiscuola della danza d'école.
Grande spazio è riservato anche alla danza spagnola, balcanica, scandinava e russa, nonché alle tradizioni asiatiche, africane, d'America e d'Australia.
Il terzo volume si occupa, inoltre, dei grandi sistemi coreici: classico, moderno e mondano, e contiene preziose schede riassuntive. Mancano, purtroppo, una bibliografia e un indice analitico, ma l'opera resta di fondamentale importanza nel panorama nazionale di studi sull'argomento.
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