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Anno edizione: 2020
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Con una scrittura poetica e potente, in questo romanzo d’esordio Jing-Jing Lee attinge alla sua storia familiare raccontando la memoria dolorosa e a lungo taciuta di una generazione di donne delle quali è stata per decenni negata l’esistenza: una pagina di storia che troppo a lungo è stata confinata all’oblio.
«Una storia straziante, ma colma di speranza, sulla memoria, il trauma e l’amore» - The New York Times
«Un libro autentico, un’autrice che dimostra una grazia ammirevole nella scrittura» - The Sunday Times
«Una storia avvincente sulle generazioni tormentate dalla guerra e dal silenzio che circonda le loro sofferenze» - Kirkus Reviews
Wang Di ha soltanto sedici anni quando viene portata via con la forza dal suo villaggio e dalla sua famiglia. È poco più che una bambina. Siamo nel 1942 e le truppe giapponesi hanno invaso Singapore: l’unica soluzione per tenere al sicuro le giovani donne è farle sposare il più presto possibile o farle travestire da uomini. Ma non sempre basta. Wang Di viene strappata all’abbraccio del padre e condotta insieme ad altre coetanee in una comfort house, dove viene ridotta a schiava sessuale dei militari giapponesi. Ha inizio così la sua lenta e radicale scomparsa: la disumanizzazione provocata dalle crudeltà subite da parte dei soldati, l’identificazione con il suo nuovo nome giapponese, il senso di vergogna che non l’abbandonerà mai. Quanto è alto il costo della sopravvivenza? Sessant’anni più tardi, nella Singapore di oggi, la vita dell’ormai anziana Wang Di s’incrocia con quella di Kevin, un timido tredicenne determinato a scoprire la verità sulla sua famiglia dopo la sconvolgente confessione della nonna sul letto di morte. È lui l’unico testimone di quell’estremo, disperato grido d’aiuto, e forse Wang Di lo può aiutare a far luce sulle sue origini. L’incontro fra la donna e il ragazzino è l’incontro fra due solitudini, due segreti inconfessabili, due lunghissimi silenzi che insieme riescono finalmente a trovare una voce.Questo libro affronta una tematica crudele ed importante della storia di ogni guerra ma con una narrazione delicata ed estremamente sensibile. Lo consiglio davvero a tutti.
Letto e apprezzato tantissimo
Il romanzo si dipana su tre linee narrative: la prima voce è quella di Wang Di nel presente, che si alterna a capitoli in cui narra la Wang Di del passato, e altri in cui invece parla in prima persona Kevin, un ragazzino che dopo la morte di quella che pensava essere sua nonna biologica scopre dei segreti sulla sua famiglia e decide di indagare per scoprire le sue vere radici. Nonostante il continuo cambio di punto di vista narrativo, si fa presto a prendere il ritmo del romanzo senza fare confusione ed è possibile apprezzare a pieno quello che, per quanto mi riguarda, rappresenta uno dei romanzi più crudi e allo stesso tempo delicati mai letto. Jing-Jing Lee è in grado di descrivere perfettamente la condizione delle donne durante l'occupazione Giapponese e i trattamenti a loro riservati nelle case di conforto: nessuno sconto sulla descrizione delle atrocità a cui sono state sottoposte, ma narrate con invidiabile sensibilità. Un libro che tutti dovrebbero leggere, se non altro per conoscere e approfondire una parte di storia che, ad oggi, risulta (semi)sconosciuta ai più. Per chi ha apprezzato questo romanzo consiglio vivamente la lettura anche della graphic novel "Le Malerbe", non ve ne pentirete!
Recensioni
«Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva». Mi sovvengono queste parole di Primo Levi pensando alla presa di coscienza di Wang Di, la protagonista di Storia della nostra scomparsa (419 pagine, 19 euro) di Jing Jing Lee (Fazi), che perse ogni diritto di essere umano, anche il diritto alla sofferenza propria e altrui.
Siamo nel 1942, le truppe giapponesi invadono Singapore. I militari passano di villaggio in villaggio facendo razzia di tutto. Anche e soprattutto di ragazze. Bambine e fanciulle. Le più giovani hanno dodici anni. Wang Di viene brutalmente strappata alla sua famiglia. Da quel momento la sua vita cambia, per sempre.
C’è un tempo in cui la memoria si frattura. Quando le angosce e i dolori diventano insopportabili, fagocitanti e opprimenti. È allora che la nostra mente decide di dimenticare. Fingere che nulla sia accaduto. Continuare una vita senza ricordare il proprio passato. Senza scomodare la psicoanalisi possiamo parlare di rimozione, oblio, amnesia. La terminologia ci viene in aiuto. Tuttavia, la linguistica non ci salva dal baratro nel quale l’uomo scivola quando il dolore supera la sua stessa dimensione.
Wang Di ha tentato di dimenticare il trauma. Ha tentato di dimenticare una parte della sua vita. Sua madre le ha più volte ripetuto di non rivelare a nessuno quello che le è accaduto. Wang Di ha eseguito.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, Wang Di torna nel suo villaggio d’origine, sperando di riabbracciare la sua famiglia, di trovare conforto in volti amorevoli. Ma non c’è conforto nei loro occhi: in quegli sguardi di ghiaccio si legge vergogna, umiliazione, colpa. A nulla serve parlare con la madre, cercare di spiegarle che, dopo il rapimento, Wang Di era stata imprigionata in una comfort house e trasformata, contro la sua volontà, in una schiava sessuale pronta a servire l’esercito. Quanti militari al giorno? Venti, quaranta? A volte anche di più. Wang Di dopo poco tempo aveva smesso di contarli. Le avevano strappato la dignità, le avevano anche strappato il suo nome. Tra le mura degli orrori non era Wang Di ma Fujiko.
Fujiko era stata violentata. Fujiko aveva perso l’onore. Non Wang Di. Questo ha cercato di dire alla sua famiglia. Le parole non sono mai state comprese. A volte il dolore è difficile da comprendere anche per chi lo conosce.
Dopo la guerra, la famiglia aveva tentato in tutti i modi di trovare marito a Wang Di, la ragazza disonorata. Wang Di sposò quello che chiamerà per tutta la vita Il Vecchio, anche lui vittima della Seconda guerra mondiale, anche lui con un segreto da nascondere che si portò nella tomba.
La narrazione di Jing Jing Lee alterna i ricordi di Wang Di al presente storico. In questo presente compare Kevin Lim, dodicenne, solitario, bullizzato dai compagni di scuola, che viene a conoscenza di un segreto poco prima della morte della nonna. Kevin è l’anello di congiunzione tra il passato e il presente della sua famiglia. Ha il privilegio di essere testimone di un tempo umano e storico fondamentale per i suoi famigliari, ne capisce il significato e l’importanza pertanto inizia una ricerca che lo porterà a connettere i pezzi di un puzzle che ha radici profonde, unendo i punti della storia di sua nonna e suo padre con quella di Wang Di e del marito.
Sono sovraccarica di ricordi, scriveva Virginia Woolf. Jing Jing Lee ha ridato voce a tutte le giovani donne a cui è stata tolta la dignità, donne dimenticate dalla Storia, donne che si sono fatte carico, nel silenzio e nella solitudine, di quel fardello che il passato ha lasciato loro addosso.
Recensione di Sara Durantini
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