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Nelle prime righe della prefazione Alessandro Pandolfi chiarisce l'eccezionalità di quest'opera: "Nessun libro del XVIII secolo, a parte l'Encyclopédie, possiede una documentazione così vasta e diversificata". L'opera descrive i processi di colonizzazione che l'Europa impose in Asia, Africa e nelle Americhe. In particolare, traspare la volontà dell'abate Raynal di raccogliere i resoconti di viaggio: dal testo emerge, forse per la prima volta in modo così evidente, una visione globale del colonialismo e dell'imperialismo europei. Si tratta di una straordinaria opera commentata tra gli altri anche da Diderot, Adam Smith, Arthur Young che fu editata clandestinamente dopo il divieto imposto dal Consiglio del re (19 dicembre 1772), la messa all'Indice e il rogo pubblico nel 1791. Il lavoro è diviso in quattro parti, ognuna dedicata a un macro-territorio: Asia; Messico e America meridionale; America centrale, Antille e Caraibi; America settentrionale ed Europa. Diciannove, invece, sono i libri, ciascuno dedicato a una tematica specifica: le scoperte e le conquiste dei portoghesi, degli olandesi e degli inglesi nelle Indie orientali, il commercio di Danimarca, Russia, Svezia e Spagna in queste zone del pianeta. Si parla anche della scoperta dell'America, della conquista del Messico, del Perù, del Cile e del Paraguay, degli insediamenti spagnoli e di quelli portoghesi in Brasile, nelle isole del Centro America, della tratta degli schiavi in Africa. Le parti relative al Centro America riferiscono sulle colonizzazioni francesi e inglesi. Non mancano neppure i riferimenti alle presenze del colonialismo europeo nell'America settentrionale. L'ultimo capitolo è dedicato alle riflessioni sugli effetti, positivi e negativi, che la scoperta del Nuovo mondo ebbe sull'Europa.
Gabriele Proglio
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