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La storia degli automi, dalle origini greche fino al 1930, contiene anche le "storie" degli automi, cioè le biografie di queste creature meccaniche. Sono macchine sorprendenti non soltanto per le tecniche con cui vennero costruite, ma anche per le vicende di cui furono al centro dopo la loro costruzione.Il manuale di al-Jazari, del XIII secolo, rappresenta il culmine della meccanica araba, erede di quella greca: vi si ritrovano progetti di macchine destinati a ritornare nei secoli successivi. Alla storia del meccanico arabo si affianca quella del suo manoscritto, oggi conservato a Oxford. E' una caccia grossa in biblioteca, una microstoria che passa in rassegna le vicende culturali più turbolente dell'Inghilterra fino al 1700.Il Secolo dei Lumi è anche il secolo degli automi. Se ne progettano e se ne costruiscono d'ogni tipo, che passano poi di mano in mano e di Stato in Stato. Gli automi di Vaucanson percorrono un itinerario europeo, costellato di liti giudiziarie. Le perfette bambole dei Jaquet-Droz peregrinano di mostra in mostra sino al ritorno nella piccola patria svizzera. Dell'automa scacchista di Kempelen non soltanto si scoprono i ricettacoli segreti in cui si nascondeva lo scacchista umano, ma si narrano anche la decadenza e i viaggi che lo portarono dalle corti europee allo show business nei Caraibi.Gli automi settecenteschi costruiti in Giappone vengono illustrati per esteso probabilmente per la prima volta in Occidente. Mentre alcuni nascono a imitazione di quelli europei (probabilmente grazie alle tecniche introdotte dai Gesuiti), altri si presentano come grandi burattini senza fili esterni, che assolvono anche una funzione rituale viva ancora oggi.Gli automi della fine dell'Ottocento non sono più capolavori meccanici, ma splendide bambole che entusiasmano i collezionisti. Tuttavia con il nostro secolo finisce la storia degli automi meccanici: infatti l'elettricità accentra su di sé l'attenzione un tempo rivolta alla meccanica; infine, [...]
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