Cuore di lupo. In ogni brava ragazza vive un lupo. Ediz. illustrata

Se stai cercando la classica favola della buonanotte dove il cacciatore salva la ragazza indifesa, chiudi questo libro. Beth O'Brien in Cuore di lupo prende il mito di Cappuccetto Rosso, lo smonta pezzo per pezzo e lo ricostruisce con ossa, muschio e sangue, regalandoci un retelling potente che odora di terra bagnata e ribellione. Red non è la classica eroina YA che scopre i suoi poteri e salva il mondo in un giorno. È un personaggio complesso, costruito sul conflitto. Vive una lacerazione costante: da una parte il desiderio di appartenenza al villaggio, dall'altra il "richiamo" viscerale della foresta. Più che un singolo cattivo, il vero nemico qui è la mentalità del branco umano. Il villaggio di Kapnoff rappresenta il patriarcato, la paura del diverso e il bisogno di controllo. I lupi non sono mostri, né semplici animali. O'Brien li dipinge come custodi di un ordine naturale antico. La loro presenza nel libro è quasi spirituale, rappresentando quella parte di noi che la società cerca costantemente di addomesticare. Il romanzo grida (o meglio, ulula) femminismo ecologico. La paura che il villaggio ha della foresta è la stessa paura che ha delle donne che non stanno al loro posto. il villaggio racconta una storia (i lupi sono assassini) per giustificare le proprie azioni (disboscare, uccidere). Red deve lottare non solo contro i pregiudizi, ma contro una "fake news" storica radicata nella cultura della sua gente. Quindi? Non soffocare il tuo lupo interiore. La società cercherà sempre di dirti chi devi essere, di tagliarti gli artigli e di metterti in un recinto sicuro. Ma la sicurezza è spesso una prigione. Il libro ci invita ad ascoltare quell'istinto che ci dice che qualcosa non va, anche se tutti intorno a noi dicono che è tutto normale.