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Michela Marzano è una filosofa italiana che lavora da anni al Centre de Recherche Sens, Ethique et Société del Cnrs di Parigi. Ha già scritto altri saggi dedicati al corpo, e questo suo ultimo libro ci offre la possibilità di ripensare al corpo come parte integrante di noi stessi, come a uno strumento che ci permette di sentire, ascoltare, capire ciò che siamo, che ci mette in relazione con l'altro, come luogo di vita dove si manifestano le nostre esigenze, debolezze, malattie e ferite. Siamo o abbiamo il corpo? Che ruolo ha il corpo nella vita di un individuo?
Da un lato, il libro analizza il modello di corpo che caratterizza la nostra società e il suo rapporto con la realtà, dall'altro vuole individuare quelle situazioni in cui il corpo "fa sintomo", svelando così alcuni aspetti della nostra cultura. L'ipotesi centrale dell'autrice è quella secondo cui il corpo oggi non è altro che un semplice ricettacolo materiale: se ne parla sempre come "una cosa" su cui si può e si deve agire, che si può e si deve perfezionare, sembra dunque che non venga mai considerato come il luogo dove nascono e si manifestano i nostri desideri e i nostri bisogni.
Sorge spontaneo chiedersi in qual modo le nostre scelte siano condizionate dai messaggi, dai desideri che ci invia il nostro corpo. Vorremmo diventare esseri umani liberi, staccati e non più dipendenti da tutto ciò che è materia. Corpo: una parola contraddittoria che rappresenta la nostra natura, niente di più elementare, è come siamo fatti, è il mezzo che ci permette di avere un contatto con tutto ciò che ci circonda. È semplice nei suoi meccanismi, nelle sue funzioni, ma se tentiamo di modificarlo spesso si guasta, se non si ascolta soffre, ci invia messaggi basilari, ma allo stesso tempo è così complesso.
La prima parte del libro affronta il discorso contemporaneo sul corpo per identificare le interrelazioni esistenti tra corpo reale, corpo ideale e corpo sintomo e per mostrare come il corpo di cui si parla tenda a ridursi a feticcio, qualcosa di assolutamente distante dal corpo che ci accompagna giorno dopo giorno, dal corpo che soffre e gioisce, dal corpo che ci mette in contatto con gli altri e ce ne allontana.
Si parla di modelle, di bodybuilder come figure che rappresentano delle icone capaci di parlare della cultura contemporanea e dei suoi valori. Nella società contemporanea il corpo diventa un semplice strumento da modificare a piacimento: l'io può essere inventato a seconda della forma che si dà al proprio corpo. Seguendo questa via l'autrice sostiene che il corpo finisce con l'essere al tempo stesso ciò che per ogni individuo conta di meno e ciò che conta di più, dal momento che è proprio agendo sul corpo che l'individuo può accedere all'identità scelta. Sembra quasi che molte scelte che si fanno e molte decisioni che si prendono a proposito del corpo dipendano dal contesto socioculturale in cui si vive.
Nella seconda parte del libro si passa dal corpo ideale al corpo malato. La medicina sembra oggi avere un vero e proprio monopolio nella gestione, programmazione, scomposizione e ricomposizione del corpo umano.
I dilemmi che si pongono da un punto di vista filosofico quando si affronta il problema della malattia sono numerosi e complessi specialmente per quanto riguarda la relazione che esiste tra corpo, malattia e sofferenza. Da un lato, la malattia e la sofferenza ci ricordano i limiti e la dimensione finita del corpo. Dall'altro, l'handicap rinvia alla questione della differenza. L'autrice affronta questi problemi partendo da alcune importanti definizioni. Della malattia e della sofferenza si può trovare una definizione abbastanza soddisfacente: alterazione dell'organismo. Non altrettanto semplice è trovare un termine che definisca il concetto di normalità, non si può infatti stabilire che cosa sia normale attraverso una misurazione oggettiva, ma solo attraverso un riferimento alle statistiche o alla natura.
Non è facile trovare una collocazione a un libro che tratta un argomento così vasto e complesso come quello del corpo umano. Non è possibile farlo rientrare in una categoria ben specifica, la stessa filosofia fa una distinzione a seconda che si tratti del corpo inteso come entità concernente le sue proprietà biologiche fisiche e meccaniche, o se al contrario la riflessione riguardi i rapporti tra corpo e anima. Poiché il libro non affronta l'argomento da nessuno di questi due punti di vista non credo si possa definirlo filosofico in senso stretto. L'autrice affronta abilmente la questione del corpo da un punto di vista normativo: cercare di dare una giustificazione alla nostra condotta e alle nostre azioni. Allo stesso tempo ci offre anche la possibilità di imparare ad avere un rispetto maggiore del corpo poiché è il luogo dove si esplicano tutte le funzioni della vita. Il corpo costituisce il supporto fisico a quanto di razionale o ideale vi è nell'uomo. Il corpo viene osservato nella sua praticità, ed è grazie a questa sua caratteristica che il libro di Michela Marzano non è rivolto solo a un pubblico ristretto, ma a tutti coloro che sentono quel disagio generato dal sentire il proprio corpo valutato tramite vetusti stereotipi.
B. Ballarati, laureata in filosofia politica, lavora a un progetto di ricerca sullo statuto giuridico del corpo
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