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CR34.D Copertina editoriale in cartone rigido e sovraccoperta alettata, volume in ottime condizioni, copertina e interno in ottimo stato, 460 pagine circa Copertina come da foto ISBN/ASIN 8833921832 . 460. . Ottimo (Fine). . . .
Per più di un secolo la neurofisiologia si è concentrata sullo studio della specificità delle diverse aree del cervello, suddividendo il sistema nervoso in base ad anatomia e funzioni. Seguendo la prospettiva tradizionale, ogni regione del sistema nervoso è deputata a una funzione principale: la corteccia visiva, ad esempio, raccoglie ed elabora gli stimoli visivi, la corteccia uditiva, quelli uditivi e così via. Negli ultimi anni, però, si è assistito a un grande fiorire di studi che osservano il sistema nervoso nel suo complesso, concentrandosi sulle interazioni fra le diverse regioni e sulle cosiddette "aree multimodali" (cioè in grado di svolgere più di una funzione). In questo campo di ricerca relativamente recente, un interesse particolare è stato rivolto alla multisensorialità, ossia l'insieme dei fenomeni che riguardano le interazioni fra le modalità sensoriali. La "guida all'uso" di Rosenblum rientra pienamente in questa prospettiva e si propone di introdurci al funzionamento più profondo dei nostri sensi e di mostrarci come il dialogo fra le diverse modalità sensoriali ci permetta di avere capacità straordinarie.
Il libro è suddiviso in sei parti. Nella prima, si parla di udito. Rosenblum ci racconta come sia possibile localizzare gli oggetti (muti) tramite i suoni. A quanto pare, con un po' di allenamento, potremmo tutti sviluppare capacità di ecolocalizzazione, quasi al pari dei pipistrelli. Tanto che Daniel Kish e Brian Bushway, entrambi completamente ciechi, guidano abitualmente escursioni in mountain bike nel bosco. D'altra parte, esperimenti recenti dimostrano che la stragrande maggioranza delle persone possiede un buon orecchio musicale e che siamo tutti abilissimi nel distinguere stili musicali diversi (ad esempio il romantico dal neoromantico). Delude un poco scoprire che perfino le capre sono in grado di notare la differenza fra la musica barocca e il blues
La seconda parte è interamente dedicata all'olfatto. Benché sia noto che avere due orecchie ci permetta di localizzare la provenienza degli stimoli acustici (sfruttando le piccole differenze nel momento di arrivo di uno stimolo fra un orecchio e l'altro), forse non tutti sanno che è per lo stesso motivo che abbiamo due narici. Esperimenti di imaging molecolare, infatti, hanno dimostrato che le narici raccolgono aria da zone spazialmente distinte, permettendoci così di individuare meglio la provenienza degli odori. Molto interessante è la parte che riguarda gli odori delle persone e la loro possibile base genetica. A quanto pare, siamo perfettamente in grado di riconoscere gli odori delle persone che frequentiamo abitualmente, tranne che nel caso di gemelli omozigoti (per gli stessi genitori assolutamente indistinguibili). Curioso, ma forse dal tono un po' troppo semplicistico, il capitolo che riguarda l'influenza degli odori altrui sul nostro comportamento. In letteratura, si incontrano molti studi svolti sui cosiddetti "feromoni umani" e sulla loro possibile influenza sulla scelta del partner. Tuttavia, esperimenti che mirino a replicare in laboratorio comportamenti complessi sono estremamente difficili da realizzare e poco riproducibili, per cui spesso non forniscono prove decisive a favore di alcuna tesi. Lo stesso Rosenblum precisa che alcuni di questi esperimenti non sono stati replicati.
La terza parte del libro è dedicata al gusto: il senso, secondo Rosenblum, che più di tutti è influenzabile dalle altre modalità sensoriali. Una dimostrazione è data dal fatto che, mangiando al buio, i cibi sembrano meno saporiti (esperienza che l'autore ha provato in prima persona andando a cena in un curioso ristorante, in cui tutte le portate venivano degustate nel buio più totale). D'altra parte, il sapore è fortemente influenzato dalla consistenza dei cibi, dal suono che produciamo mangiando e da più di ogni altra cosa, dal profumo del cibo. La quarta parte è incentrata sul tatto e, in particolare, sulla plasticità delle cortecce sensoriali. Esperimenti comportamentali e di neuroimmagine dimostrano che l'allenamento, anche in età adulta, migliora la percezione tattile e, d'altra parte, sono sufficienti pochi giorni di deprivazione visiva perché le nostre cortecce si riorganizzino in modo da fornire al soggetto un miglior controllo delle sue capacità tattili.
La quinta parte è dedicata alla vista e ai comportamenti imitatori frequenti nel corso di un'interazione faccia a faccia (non solo imitiamo lo sguardo del nostro interlocutore, ma senza accorgercene, tendiamo anche a prendere la sua stessa postura). Uno spazio particolare è poi riservato alla percezione dei volti, che è uno degli aspetti più cruciali della nostra esperienza visiva. Prove sperimentali indicano che perfino l'osservazione delle espressioni altrui produce nei soggetti delle "reazioni nascoste" di sottile imitazione. Nell'ultima parte, infine, sono presentate alcune fra le più famose interazioni multisensoriali, come ad esempio il celebre effetto McGurk che dimostra l'influenza della labiolettura sulla percezione uditiva di ciò che viene detto.
Nel complesso il libro è una descrizione molto gradevole e interessante delle recenti scoperte che riguardano i sensi e le loro interazioni. Tuttavia, gli esperimenti che supportano le tesi dell'autore sono solo accennati e molto raramente descritti nei particolari: per questa ragione la "guida all'uso" di Rosenblum può essere considerata una pubblicazione di carattere sostanzialmente divulgativo, dal tono più descrittivo che puramente scientifico.
Il tema delle interazioni fra i sensi è assolutamente cruciale nel dibattito scientifico contemporaneo, ma, al di là delle varie interazioni fra le modalità sensoriali, manca un aspetto importante. Esistono esperimenti che dimostrano che ogni senso è in un qualche modo in grado di influenzare tutti gli altri, ed è possibile mettere a confronto e cogliere il valore di queste influenze. Studi svolti da Salvador Soto-Faraco e colleghi mostrano ad esempio che il tatto è in grado di influenzare l'udito molto di più di quanto l'udito sia in grado di influenzare il tatto; mentre Charles Spence, uno dei più importanti studiosi di multisensorialità in Europa, spiega come, nel complesso, la vista sia una delle modalità più difficili da influenzare.
A livello generale, nel libro di Rosenblum, il lettore potrà sentire la mancanza di un modello esplicativo che gli permetta di ordinare e interpretare i numerosi esempi proposti dall'autore. Pur citando l'importanza delle correlazioni fra percezione e movimento e fra percezione, elaborazione cognitiva e linguaggio, Rosemblum sostanzialmente non propone un'interpretazione complessiva di questi fenomeni, né utilizzando modelli di ambito linguistico-neuroscientifico (come quello maturato a seguito della scoperta dei neuroni a specchio e proposto, fra gli altri, dal neurofisiologo Vittorio Gallese e dal linguista George Lakoff), né di ambito cognitivo-psicologico (estremamente rilevanti per le tematiche trattate sarebbero, ad esempio, gli studi di Lawrence Barsalou).
Decisamente divertente è l'epilogo del libro. Nel corso del suo "manuale", Rosenblum ci dimostra quanto sia cruciale per i nostri processi decisionali la conoscenza che otteniamo dalla percezione implicita (ovvero l'informazione che riceviamo dal vaglio costante, inconsapevole e automatico che i nostri sensi esercitano sul mondo). A quanto pare, non solo i nostri sensi sono in grado di fare cose straordinarie, ma le fanno anche senza disturbare. Come dice Rosenblum, "la coscienza è decisamente sopravvalutata".
Irene Ronga
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