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Vlastos è uno studioso importante e originale di filosofia antica, in particolare di Socrate e di Platone. La sua specialità consiste nel proporre letture non convenzionali dei testi antichi per darne interpretazioni ragionevoli e accettabili. È celebre la sua versione della tesi platonica dell'unità delle virtù, con cui Platone apparentemente sostiene che esiste una sola virtù e che ogni virtù è identica a qualsiasi altra. Lo stesso Platone non nascondeva che un sofista come Protagora non doveva faticare molto per mettere in luce l'insostenibilità di quella posizione. Vlastos soccorre Platone, proponendo di non prendere alla lettera il testo: Platone si limiterebbe a dire che chi è veramente virtuoso possiede tutte le virtù ed esercita ciascuna di esse nelle occasioni appropriate. L'attenzione per le argomentazioni e il suo tentativo di renderle sensate dal punto di vista del linguaggio ordinario, eliminando dalle dottrine filosofiche i contenuti paradossali, ha spesso fatto parlare di Vlastos come di un interprete influenzato dalla filosofia analitica; e così lo presenta Giovanni Reale nell'introduzione a questa traduzione, anche se lo accosta alla storiografia ermeneutica. Non c'è da stupirsi, perché oggi sempre più filosofia analitica e filosofia ermeneutica tendono a convergere, soprattutto nella difesa dei modi tradizionali di intendere la filosofia e la sua storia.
Anche a proposito di Socrate, Vlastos ha usato la sua originalità interpretativa per evitare interpretazioni scandalose e imbarazzanti, e lo si vede bene in questi Studi socratici. La filologia è arrivata a seminare dubbi sul Socrate che i filosofi hanno considerato nume tutelare della loro tradizione: non sempre i filologi si sono fatti incantare dal socratico "sapere di non sapere", non sempre hanno preso sul serio le sue vittorie sugli avversari a suon di confutazioni, non sempre hanno cercato di mascherare la sua ostilità per la democrazia ateniese. Reale li considera esiti disastrosi della storiografia filologica, ai quali dovrebbe mettere rimedio la storiografia filosofica, meglio se di indirizzo ermeneutico. Ed è appunto ciò che fa Vlastos anche in questo volume, che restaura la figura di Socrate: gli attribuisce uno speciale sapere morale, gli fa maneggiare una pratica sensata di confutazione degli interlocutori e lo considera perfino un cittadino rispettoso della democrazia.
Nell'introduzione Reale confida che quando andò a trovare Gadamer e gli portò in dono un proprio libro su Socrate, Gadamer gli disse: "Socrate è un pensatore grandissimo, ma se noi non avessimo i dialoghi platonici, non potremmo conoscere pressoché nulla di lui". Gadamer diceva molte banalità. Anche Vlastos si aggira nelle convenzionalità filosofiche, però le condisce di acume anglosassone e si fa leggere.
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