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Zemmour ha decisamente un atteggiamento "polemista-libellista" del giornalismo e questo si nota anche troppo in questa raccolta di analisi e commenti alla cronaca francese degli anni 1970-2007. Ha quindi poco senso giudicare le sue opinioni (peraltro sarebbe possibile farlo solo a chi ha vissuto personalmente quel periodo in Francia), e' invece interessante notare i numerosi parallelismi tra quello che e' successo in Francia e le vicende italiane degli stessi anni. Per quanto a qualcuno possa dare fastidio, siamo molto piu' simili ai nostri "cugini" di quanto vogliamo ammettere.
Capolavoro da leggere e diffondere per aprire gli occhi sul condizionamento mentale che ha portato l'uomo occidentale, dal '68 ad oggi, a odiare se stesso in nome di un mondialismo "no borders" che va a vantaggio solo della speculazione finanziaria e delle multinazionali. La storia francese degli ultimi 60 anni ricorda molto da vicino quella italiana, con la differenza che in Francia l'afflusso di immigrati islamici è iniziato qualche decennio prima che in Italia e la loro situazione attuale è ben più grave della nostra (e lo dimostrano gli innumerevoli attentati e le chiese incendiate, di cui i media parlano poco o nulla). In particolare, Zemmour ripercorre le tappe della rivoluzione culturale che hanno portato la sinistra benestante (i bobo, ovvero i nostri radical chic) ad allontanarsi dal proletariato autoctono, ormai tutto di destra, e a schierarsi, in nome di un terzomondismo di facciata, con l'elite finanziaria (Soros e simili) e con quelle multinazionali, che dall'immigrazione e dalla libera circolazione di merci e capitali hanno tratto enormi vantaggi in termini di abbassamento dei salari e smantellamento dei diritti dei lavoratori. Peccato che questo libro lo leggerano quasi esclusivamente persone che hanno già aperto gli occhi sull'inganno "liberal". Gli altri, tra un concerto rock e un film sugli immigrati vittime e i bianchi cattivi, continueranno a "restare umani" e "fare rete" finché il Morloch globalista non si mangerà anche loro. A chi avesse apprezzato questa lettura, consiglio anche "Il Campo dei Santi" di Jean Raspail.
Questo testo di Eric Zemmour parte dall'identificare la Francia come il malato d'Europa. La patologia, però, non ha a che fare con l'economia ma con lo spirito: la libertà è diventata assenza di leggi, l'uguaglianza egualitarismo e la fratellanza lotta intestina. Lo scopo del libro è mostrare le cause di questa malattia e indicare una possibile via di guarigione. Per Zemmour l'evento pernicioso è stato il maggio del '68 che non fu affatto,come si dice, una rivoluzione mancata ma vincente. In quel frangente la Francia ha deposto De Gaulle e lo ha sostituito con Cohn-Bendit icona di una nazione cosmopolita,edonista ed egualitaria dove l'unica regalità riconosciuta è quella dell' individuo. L'autore prova,quindi, a raccontare una Francia che non è nata con la rivoluzione ma che nel 1789 aveva già alle sue spalle mille anni di storia.
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