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Anno edizione: 2020
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scheda di Arbo, A., L'Indice 1996, n. 7
Alban Berg, come ha affermato Elias Canetti, "non era sordo alle parole".Accanto alla vocazione musicale, fin dagli anni dell'adolescenza è visibile in lui un'inclinazione letteraria nutrita da appassionate letture e dall'esercizio della scrittura.Anche grazie alle esplicite sollecitazioni diSchönberg, tale inclinazione era giunta a un passo dal trasformarsi nella carriera di uno "scrittore di musica".Nel1920 Berg firmava un contratto con la Universal Edition per occuparsi della redazione del "Musikblätter des Anbruch", rivista votata al sostegno della nuova scuola viennese.A impedirgli quella strada dovevano sopravvenire, oltre a una difficile situazione finanziaria, un cedimento fisico provocato da forti attacchi d'asma, dovuti forse alla somatizzazione di una crisi più profonda.E tuttavia in seguito, accanto alla carriera del compositore, Berg avrebbe conservato la passione per lo scrivere, occupandosi, oltre che della presentazione delle composizioni del suo venerato maestro, di commentare fatti, libri, avvenimenti del mondo musicale e culturale. Prezioso documento di questi interessi è questa prima raccolta organica degli scritti in versione italiana comprendente articoli, analisi, inediti e testi poco noti.I materiali sono preceduti da un'introduzione e seguiti da ampie e approfondite schede di commento di Anna Maria Morazzoni.Molti gli spunti degni di attenzione; oltre alle informazioni utili all'inquadramento storico, alle argute analisi, alle rapide e intelligenti sentenze con cui Berg risponde alle domande giornalistiche sulle questioni più generali, un'indicazione necessaria emerge dalla critica rivolta all'"impotenza musicale" dell'estetica di Hans Pfitzner.Di fronte a una prosa che, sorvolando i dettagli tecnici, si lancia in un facile entusiasmo retorico, Berg cerca di recuperare "un rapporto più dignitoso e comunque più oggettivo con la musica".La comprensione non si esercita attraverso "vaneggiamenti puramente sentimentali", ma in una lettura attenta del testo, capace di evidenziare gli aspetti di originalità tanto sul piano estetico quanto su quello strutturale. Altrimenti, nel descrivere l'emozione per le note della Träumerei, rischieremo di comportarci come il funzionario dell'ufficio passaporti che, trovandosi di fronte al ritratto di Schumann, dopo aver registrato i connotati più generici, finirà con l'annotare: "Segni particolari: nessuno".
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