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Questo libro dovrebbe essere inserito nei libri di testo delle scuole superiori. Non dovrebbe essere dato come lettura, ma formare oggetto di un percorso di cinque anni dal quale uscire più consapevoli del significato della parola rispetto. Mi piacerebbe incontrare una persona come Gherardo Colombo e spero che siano sempre di più le persone coerenti con i principi che egli stesso cita nel suo libro. Grazie per averlo scritto.
L'onestà di pensiero e l'assoluta concretezza del testo,fanno da contorno ad una profonda analisi di ciò che, prima di tutto i singoli e poi le istituzioni delegate, tendono, e tendevano,a riconoscere come giusto e legale nei rapporti sociali. Frutto di una attenta riflessione caratterizzata da grande libertà e assoluta indipendenza di ragionamento, il testo credo sia una indispensabile lettura per chiunque, ma soprattutto credo sia interessante punto di partenza per delle lezioni di educazione civica da tenere in ogni luogo ed ambiente istituzionalmente coinvolto.
Sulla tensione dell'uomo verso la giustizia,sulla ricerca di un principio d'ordine dei rapporti umani che assegni ad ogni persona uguali diritti e uguali doveri si sono già cimentate schiere oceaniche di studiosi e pensatori di ogni epoca,condizione e sensibilità filosofica.Brutalità quantitative a parte, le speculazioni sul senso delle regole sono così connaturate all'esistenza del consorzio umano da rappresentarne il retroterra ideale: sconfinato, inesauribile e, di conseguenza, esplorabile all'infinito.In questo panorama, ogni sforzo intellettuale è in sé encomiabile.Soprattutto quando cerca un punto di sintesi e adotta, come criteri di riflessione, semplicità e immediatezza. Tratti sempre pregevoli e indiscutibilmente presenti in ognuna delle 156 pagine con cui il libro è venuto alla luce. Quando si intende coinvolgere il grande pubblico nel discorso sulla giustizia,è gioco-forza non andare tanto per il sottile. Retorica del desiderabile, potrebbero allora affermare i cultori della filosofia del diritto induriti da pesanti letture. In effetti, “Sulle regole” abbonda di ampi voli pindarici e di esempi arcinoti che potrebbero indurre il lettore più esigente ad un giudizio ingeneroso sulla qualità del ragionamento.Su tutto, però, prevale la chiarezza e la compattezza dell'analisi e l'obiettivo ultimo del libro non è tanto quello di dare delle risposte, ma di suscitare la voglia di porsi delle domande.“Sulle regole” è perciò un potente stimolo alla riflessione sul presidio politico e giuridico dell'umana convivenza.Un primo passo per maturare la consapevolezza circa la necessità di un sistema di regole che sia rispettato e osservato non tanto perchè imposto con la forza, ma perchè condiviso e compreso nei suoi fondamenti.Concordo pienamente con chi suggerisce l'utilizzo di questo libro come strumento integrativo all'insegnamento:la vocazione educativa dell'opera viene perseguita concedendo pochissimo spazio al nozionismo, presenza generalmente ingombrante quando si perlustra il diritto e i suoi dintorni.
Recensioni
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«La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole. Se non le comprendono tendono a eludere le norme, quando le vedono faticose, e a violarle, quando non rispondono alla loro volontà. Perché la giustizia funzioni è necessario che cambi questo rapporto.» è possibile che questa aspirazione diventi realtà? Come può nascere da questo cambiamento una società migliore? Ce lo spiega Gherardo Colombo, figura di primo piano del mondo del diritto, in questo suo nuovo libro che invita a riflettere su un argomento di grande attualità e profondo coinvolgimento civile e morale. In Italia spesso si sente parlare e si parla di una giustizia "malata", di un'amministrazione della giustizia lenta e corrotta, di violazione sistematica delle leggi, di mancanza di legalità. Si ha la sensazione di vivere in un paese dove, sotto l'apparenza delle leggi uguali per tutti, trionfano in realtà il sotterfugio, la furbizia, la forza, la disonestà, un paese dove coloro che rispettano le leggi formali vengono scavalcati ogni giorno da coloro che le infrangono. Secondo Gherardo Colombo esiste un solo modo per uscire da questa sconfortante e drammatica situazione: riscoprire il senso profondo delle regole che stanno alla base della convivenza civile, ritrovare il punto di riferimento ideale, dei valori di base, a cui si ispira la distribuzione di diritti e doveri, opportunità e obblighi, libertà e limiti di ogni individuo. Il rispetto dei valori della persona è la strada da percorrere, indicata anche dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, che prospettano un modello di convivenza orientato al riconoscimento e alla valorizzazione dell'altro. Una società "orizzontale", la definisce Colombo, «che prevede una distribuzione omogenea dei carichi e delle possibilità, dei doveri e dei diritti in particolare quelli fondamentali, vale a dire quelli che garantiscono la base per un'esistenza dignitosa e il presupposto per l'emancipazione dell'individuo.» Questo modello si contrappone al modello "verticale", basato sulla gerarchia e la competizione, uno schema imperante fino all'altroieri della storia, che privilegia pochi potenti, ricchi, influenti a discapito della moltitudine dei cittadini. «Se la società è davvero organizzata in modo orizzontale - scrive Colombo – le spinte e le occasioni per violare le leggi sono assai più limitate.» Se i diritti di base sono tutelati, la devianza infatti è meno diffusa, e possono prosperare il dialogo, il confronto e la responsabilità, a vari livelli: politico, professionale, civile e amministrativo. Tutti potrebbero partecipare più compiutamente al bene comune e raggiungere una propria realizzazione personale.
Molti passi in avanti sono stati compiuti per raggiungere una società come questa ma il cammino non è concluso, come dimostra il fatto che l'attuazione completa dei principi della Costituzione non è terminato. Anche sul piano culturale l'atteggiamento di noncuranza e a volte aperto disprezzo delle regole permane su vasta scala, sia a livello dirigenziale sia a livello del semplice cittadino. Proprio per sensibilizzare l'opinione pubblica, e soprattutto i giovani, su questo argomento l'autore da anni partecipa a conferenze e incontri che si tengono in scuole, università, parrocchie e circoli di tutta Italia.
Un dibattito sul valore e sulla cultura della legge in Italia, come quello a cui ci invita Gherardo Colombo, è dunque non solo doveroso ma anche necessario, per chiarire l'importanza che ricoprono nella società non solo le istituzioni ma anche i cittadini e la loro consapevolezza che l'adempimento dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale sia l'unico modo per realizzare una società migliore: più equa, giusta e vivibile.
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