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Finalista al Premio Strega Europeo 2019.
Un libro che è allo stesso tempo romanzo, memoir, guida sentimentale e reportage. Con protagonista Genova, diventata per l'autore palcoscenico esotico e metafora di tutti i sogni e le fantasie in cui si finisce irrimediabilmente per perdersi.
«Un forsennato giro nel centro più labirintico e misterioso di Genova. L’autore, Ilja Pfeijffer si muove in un groviglio di vicoli e di storie reali, fra immigrazione legale e illegale, alcol e prostituzione, ma anche bellezza e poesia, e si perde fra gli aspetti più esotici e affascinanti della città.» – Tuttolibri
Regale quando si arriva dal mare, splendente in tutta la sua bellezza; enigmatica e temibile nell'impenetrabile labirinto di vicoli che ospitano moltitudini di destini e razze. È Genova la protagonista di questo libro rabelesiano e multiforme, capace di essere allo stesso tempo romanzo, memoir, guida sentimentale e reportage. Una Genova che agli occhi di un uomo del Nord Europa, che l'ha eletta come sua città d'adozione, diventa palcoscenico esotico e metafora di tutti i sogni e le fantasie che nutrono speranze, e in cui si finisce irrimediabilmente per perdersi. Personaggio principale e narratore di questo viaggio è Ilja Leonard Pfeijffer, scrittore olandese, che ha scelto Genova per godere di una vita migliore, più libera e anonima, e poter raccogliere materiale per la propria ispirazione. La città lo ammalia, lo illude, ma infine si ritrae. Ilja impara la lingua, parla con la gente, s'innamora, affronta le tortuosità e le contraddizioni del vivere in Italia, ma ogni volta ne esce sconfitto. Straniero in terra straniera, proprio come gli italiani che un secolo fa partirono da Genova per cercare fortuna in America. Schiavo di una fantasia, come i poveri disgraziati che rischiano la vita per raggiungere il sogno dell'Europa e ne rimangono prigionieri – come Rashid, che viene dal Marocco e vende le rose nei bar di sera; come Djiby, che viene dal Senegal e ha una storia incredibile da raccontare a chi voglia ascoltarlo e offrirgli da bere.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro molto originale, descrive la città di Genova in modo schietto e dissacrante. La lettura è molto scorrevole, a tratti divertente e a tratti drammatica. Lo consiglio a tutti ma in special modo ai genovesi.
Si arriva alla conclusione che è un viaggio convincente, e tuttavia con precisi limiti, quello in cui ti trascina Leonard Pfeiffer, di cui posso vantare l’autografo nel risvolto di copertina de ‘La Superba’, libro sulla città di Genova. Un po’ romanzo, un po’ memoire, un po’ saggio storico e sull’immigrazione, non appartiene ad alcun genere. Scritto con la consapevolezza, o la supponenza – vuoi l’incoscienza - di un narratore a tutto tondo di fine Ottocento, laddove le regole narrative erano al di là da venire, e tutto era permesso. Tuttavia, proprio in forza di ciò l’autore olandese approdato quasi per caso a Genova dieci prima della stesura del romanzo in sella ad una bicicletta, ed innamoratosi della città come si potrebbe farlo di una donna, tanto da farla diventare la sua residenza, va a segno. Va a segno perché davvero l’autore si interroga a fondo su questa città che prima per lui non esisteva: dunque evita l’errore frequente di chi Genova la conosce da sempre, spesso superficialmente, e si sofferma sugli inevitabili luoghi comuni. No, Pfeiffer non fa quell’errore, e il Centro Storico, uno dei più grandi d’Europa, lo descrive frequentandolo quotidianamente, individuandone i vari microcosmi e personaggi di cui è composto. Inoltre l’autore è bravo a corromperti, nella lettura, trascinandoti nei suoi deliri erotico-amorosi, che però talvolta annoiano, mettendo alla berlina molti dei difetti dei genovesi. Ci parla anche della Storia e dell’Immigrazione: l’approdo alla Superba da parte di chi sarebbe partito per le Crociate; l’emigrazione verso la Merica, l’immigrazione dall’Africa su di un gommone. La Genova de ‘La Superba’ si ferma qua: non esistono Boccadasse, Di Negro, i Forti genovesi, il Cimitero di Staglieno. Le mille altre storie e i mille altri luoghi senza i quali Genova non sarebbe Genova. Ma tant’è questo, ad un narratore di fine Ottocento, si può perdonare.
Recensioni
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