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Anno edizione: 1996
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L'opera di Siegel si iscrive nella saggistica psicoanalitica americana "on the road" che da Watts in poi ha dato risultati importanti nella analisi tecnica (Perry,Grof,Shapiro). Premessa una fondazione axiomatica della teoria paranoide, l'autore esamina dodici performances personali rilevandone la costante teorematica di sviluppo delle premesse axiomatiche regolari e la ricorsività di una serie limitata di idee strutturanti l'esperienza paranoide. L'opera diverte e informa sufficientemente sulla struttura tipica del pensiero paranoide e resterebbe probabilmente un pamphlet di forza smagante più che di rigore scientifico, se non presentasse, come in realtà presenta, una formidabile intuizione di metodo. L'autore infatti evidenzia come l'accertamento della condizione paranoide non si iscriva su un piano clinico, bensì giudiziario, in sistemi federali assai avanzati, come lo stato del North Carolina. Rileva quindi che la consuetudine europea di valutare immediatamente come di interesse psichiatrico il fatto della devianza paranoide abbia scarso riscontro in ambiente scientifico assai più avanzato come quello nordamericano, nel quale l'accertamento di pericolosità sociale e di propensione criminale, cioè l'unico accertamento oggettivo di fattispecie, sia di competenza giudiziaria e non clinica. In questo senso l'opera costituisce un evento utile e importante in un campo saggistico nel quale lo svincolo epistemico dalla matrice clinica è faticoso o comunque polemico. Freud aveva individuato il milieu giudiziario come più idoneo all'accertamento ed alla disciplina positiva della devianza criminale e quella paranoide lo è sempre. Pochi altri (Esterson, Szasz) lo avevano capito e sviluppato. Siegel ribadisce la tradizione anticlinica dell'approccio metodologico ed il risultato è un contributo divertente ma critico della teoria clinica del fenomeno.
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