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Anno edizione: 2011
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Di minor respiro ed organicità rispetto ad Alamein 1933/1962, che resta il capolavoro dell'autore, Takfir è pur sempre un libro dove a parlare è chi la storia l'ha vissuta sulla pelle, come tale meritevole di interesse e studio. Nella seconda parte la penna è affidata ad un pluridecorato comandante della Folgore che, col suo battaglione di fanteria leggera, riuscì a respingere l'offensiva di soverchianti forze corazzate nemiche ed evitare in tal modo l'aggiramento dell'intero corpo d'armata. In un balletto di ordini scriteriati e scontri impari, i paracadutisti d'Italia si immolano nel deserto africano per amor proprio e di Patria assai più che per qualche effimero credo politico. Le motivazioni delle medaglie al valore in appendice sollecitano amare riflessioni.
A differenza del libro "Alamein 1933-1962", Caccia Dominioni affronta qui le fasi dell'ultima battaglia di El Alamein. Come i precedenti, anche "Takfìr" si rivela un libro umile ed onesto, completando quindi la cultura del lettore sulla campagna d'Africa. Il libro è diviso in due sezioni: la prima, scritta da Dominioni, narra delle imprese del XXXI Guastatori d'Africa di cui fu comandante, mentre la seconda parte, scritta da Giuseppe Izzo, affronta la medesima battaglia vita dagli occhi dei ragazzi della Folgore. Come negli scritti precedenti, anche in questo libro non si dà spazio a nessun tipo di retorica, ma in "Takfìr", accanto alla narrazione dei fatti, Caccia Dominioni si concede, nelle pagine finali, una pausa dalla guerra, per riflettere sul senso di ciò che è avvenuto. Ecco quindi che viene alla luce l'importanza di dare vigore e memoria ad una guerra dimenticata forse perché scomoda, forse perché, volenti o nolenti, ne uscimmo sconfitti. Esemplare, al termine del libro, il ricordo dei parà che confluirono, alcuni nei partigiani e altri nella RSI, a testimonianza che l'esperienza in Africa li avrebbe legati per sempre, anche quando l'8 settembre impose loro di dover scegliere. "Takfìr" significa espiazione e ogni cosa, come insegna il libro, è Takfìr. Questo è il senso profondo dell'ennesimo capolavoro di Dominioni.
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