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Film del 1949 in bianco e nero, in lingua originale e con sottotitoli in italiano. Lo sguardo indagatore di uno psicanalista, in questa bellissima storia con protagonisti un padre e una figlia, vi potrebbe scovare la rappresentazione di un "complesso di Elettra". In realtà, io penso che sia semplicemente il racconto di quel vincolo, appunto, tra genitore e figlia, che solo un tempo - prima dello scontro generazionale degli anni '60 e dell'avvento della nostra società liquida - era possibile costatare in tante famiglie. Tale vincolo veniva protetto anche a costo di un personale sacrificio (parola ormai "tabù"): si trattava innanzitutto di un vincolo morale, un sentimento di riconoscenza verso un genitore, che poteva spesso ostacolare il perseguimento dei propri desideri. La grandezza del regista di questa pellicola sta proprio nel mostrarci, non solo che il sacrificio, grazie all'amore, poteva essere persino "dolce" e desiderato, ma anche che si sarebbe potuto evitare grazie al grande cuore e all'intelligenza di un padre. La figlia e il padre che vediamo in questo film sono disposti entrambi a sacrificarsi pur di permettere la felicità dell'altro: la prima, gelosa del rapporto col proprio papà, è determinata a rinunciare a costituire una propria famiglia pur di non abbandonarlo; il secondo, arriva a dire un'innocente bugia, immolandosi alla solitudine della vecchiaia, pur di permettere alla figlia di sposarsi. Quello che colpisce è che sorridono tutti in questo film: sorride chi si sacrifica e chi si scopre felice; persino chi si becca le reprimende (tacciato di "immorale") accoglie tutto con una bonaria risata… Qualcuno ha detto che il chiassoso e volgare cinema hollywoodiano, pieno di sangue, sesso e malvagità, si è ormai impossessato delle nostre coscienze: forse per questo il cinema gentile, sincero ed edificante, come quello di questo regista, è ormai roba per pochi; un cinema d'altri tempi, di un altro mondo, a cui non siamo più abituati. Purtroppo.
Pochi conoscono Yasujiro Ozu, uno dei più importanti registi della storia del cinema mondiale. E quei pochi, lo conoscono per "Viaggio a Tokio", considerato il suo film più rappresentativo. "Tarda primavera ", film del 1949, è un'altra pellicola ugualmente significativa del percorso cinematografico di Ozu perché rappresenta in anticipo di quattro anni da "Viaggio a Tokio", l'ingresso nel suo cinema di quel rapporto tra genitori e figli che resterà una costante delle sue pellicole. Il messaggio, come al solito, vuole essere un insegnamento di vita, una norma universale. Arriva un momento nel quale bisogna mettere da parte le proprie esigenze e pensare unicamente alla felicità dei figli, facendo in modo che iniziano a vivere la propria vita. Il lungo discorso di Shukuchi alla figlia, preoccupata per il futuro del padre, è l'illustrazione di questo messaggio. Non si può rinunciare a qualcosa per paura che non rappresenti la strada per la felicità, perché "la felicità è qualcosa che si deve costruire insieme", non scatta automaticamente nel momento del matrimonio, ma bisogna iniziare a vivere per trovarla. Altro elemento che distingue il film è l'attenzione sui primi piani, in modo particolare sul volto di Setsuko Hara, il padre, dove è possibile cogliere interamente lo sviluppo della vicenda. Il finale è di un lirismo sconvolgente, che colpisce ancor più in quanto nulla, prima, lo aveva lasciato presagire. Il genio di Ozu, è quello di creare nella finzione del cinema, la realtà. Quando guardiamo un suo film, questo in particolare, una volta finita la visione non ci sembra di aver visto un film ma di aver fatto un esperienza di vita e forse è proprio quello che si può definire ARTE. Un opera che non ti lascia solo un bel ricordo od un impressione momentanea ma ti arricchisce dentro.
Recensioni
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Capolavoro di Ozu secondo solo a Viaggio a Tokyo. Un'opera in cui il regista affronta per la prima volta il tema destinato a occupare una posizione centrale nella filmografia dell'autore, quello della disgregazione o ricomposizione del nucleo familiare
Trama
Shukichi, professore vedovo, e la figlia Noriko trascorrono felicemente le loro giornate insieme, ma la zia Masa insiste perché Noriko si sposi. Shukichi comincia a vagliare dei possibili pretendenti, ma intuisce ben presto che la figlia non ha nessuna intenzione di abbandonarlo. Di fronte alle pressioni di Masa e convinto di operare nel giusto, Shukichi inventa quindi uno stratagemma che possa persuadere Noriko: fingerà di volersi risposare con una donna più giovane.
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