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Il testo della Semioli, la mia ultima lettura, è davvero un testo molto bello. Attraverso l'analisi delle sezioni annalistiche romane si pone l'obiettivo di sindacare quale delle due facies sabine, quella frugale e quella della ricchezza fosse più attinente al vero. L'analisi della vicenda mitostorica legata a Tarpeia e le figure di sabini rettissimi e datori di mores, rappresentano i due poli sui quali muove la ricerca di questo testo. Un'analisi attenta alle teorie dumeziliane della guerra romano sabina, relazionate alla triplice funzione con il comparatismo legato ai cicli mitici scandinavi dove l'opulenza sabina è necessaria a Roma che non la possiede in luogo di un sinecismo riscontrabile nella contrapposizione tra Asi e Vani tra gli dei. Eppure nonostante il Dumezil e i limiti della sua teoria, lo studioso francese ha avuto il merito di rimarcare quanto l'opulenza sabina non sia solo un topos letterario. La Semioli attraverso un lavoro di ricerca multidisciplinare porta alla ribalta il mondo sabino di VIII e VI secolo, come un mondo ampiamente ricco e aperto alla Koinè culturale laziale, ponendo inoltre grande verosimiglianza ai dati della migrazione di Atta Clausus come il transito di famiglie ricche e facoltose. Ma allora come immaginare il paradigma del sabino frugale espresso nella dialettica catoniana di un Manio Curio? La "serrata del patriziato" può aver determinato una rivisitazione ideologica di rappresentazione? Perchè proprio nel primo V secolo, certi corredi nell'area romana e latina divengono più poveri, mentre in ambiente sabino, non solo nelle aree tiberine, ma anche nell'entroterra, ancora perpetuano corredi ricchi e sfarzosi? Eppure Roma edifica strutture e templa.. ciò avvalora l'opulenza sabina, che la vicenda di Tarpeia presenta? L'autrice offre una ricerca completa sul mondo sabino tra VIII e IV secolo e sulla ricezione reale e strumentale che ne ebbe l'annalistica romana. Una lettura, insomma, vivamente consigliata.
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