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L'uso del termine "taumaturghi" non è mai neutrale perché richiama subito alla mente altri percorsi storiografici. In questo caso Palmieri non si riferisce tanto ai "borghesi taumaturghi", ossia ai medici, protagonisti dell'importante saggio di Barbara Maffiodo uscito presso Olschki nel 1996, quanto ai celebri "re taumaturghi" di Marc Bloch. In quel fondamentale studio del 1924 lo storico francese ricostruiva nella lunga durata il processo di "ricerca di una legittimazione sacra" del potere da parte dei sovrani francesi. Palmieri si è concentrato sulle vicende di un gruppo di persone, vissute nel XVIII secolo nel Regno di Napoli, venerate "come eroi della fede" e presentate come dei sostegni "insostituibili del potere regio nel rendere obbedienti i sudditi". Il volume, quindi, ripercorre le azioni di alcune figure, come il carmelitano Salvatore Pagnini, fondatrici di comunità religiose che, sebbene osteggiate dai ceti nobiliari, intimoriti dall'idea di perdere in parte il controllo degli istituti religiosi, conseguivano un vasto seguito tra i ceti popolari e non solo, dato che sovente riuscivano a ottenere il sostegno della famiglia reale. Infine, passando attraverso alcune fasi cruciali del Regno di Napoli come il ritorno dei Borboni (1734), l'abolizione delle procedure inquisitoriali (1746) o l'espulsione dei gesuiti (1767) il volume, tramite l'analisi di numerose opere agiografiche come quelle di Alfonso Maria De' Liguori, cui è dedicato un interessante capitolo, si sofferma sulla reazione del clero di fronte all'avanzata del potere secolare che cercava di limitare le antiche prerogative ecclesiastiche. Gli estensori di queste opere presentavano i "candidati santi (
) come taumaturghi della società, colonne portanti di una palingenesi fondata sul rifiuto dell'empietà rivoluzionaria e napoleonica".
Frédéric Ieva
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