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Taylor e la rivoluzione manageriale. La nascita dello scientific management - Daniel Nelson - copertina
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Descrizione


La figura e l’opera di F. W. Taylor campeggiano sull’intera storia dell’innovazione industriale dell’ultimo secolo. Raramente processi pratici di così vasta portata hanno potuto essere attribuiti in misura così rilevante all’iniziativa di una singola persona. E d’altro canto il “taylorismo”, con tutte le sue potenti e complesse implicazioni che hanno investito universi ben più larghi dello stesso contesto produttivo, ha suscitato dibattiti che hanno attraversato diagonalmente le differenti ideologie della innovazione tecnologica e della modernizzazione sociale. Ma, come sempre accade anche agli innovatori più significativi, la loro opera non è mai il frutto isolato di uno sforzo puramente individuale.Lo scopo dichiarato di questo libro è di collocare l’esperienza di Taylor nell’ambito della “rivoluzione manageriale” verificatasi nell’industria americana tra il 1880 e il 1920. Daniel Nelson si propone, in questa esemplare biografia, di riportare il lavoro e le teorie di Taylor entro il solco di un vasto e complesso movimento industriale, che toccò tutti gli aspetti del sistema di fabbrica, dagli assetti tecnologici ai modelli organizzativi.L’analisi dei singoli momenti di sviluppo dell’attività di Taylor, condotta con un accurato lavoro di scavo documentario, consente così di separare il suo percorso concreto di organizzatore industriale dal “mito” del taylorismo. In effetti, esaminato da vicino, Taylor si presenta come un “rivoluzionario atipico”. Esponente dell’élite economica e sociale dell’America ottocentesca, caratterizzato da tratti profondamente conservatori e talora reazionari, egli fu anche il portatore di una cultura tecnica di grande finezza e creatività, e seppe contribuire in misura rilevantissima allo sviluppo di una nuova aristocrazia di fabbrica, basata sulla conoscenza tecnica, sull’istruzione e sulle capacità organizzative, piuttosto che sulla ricchezza ereditata, sui legami familiari o sull’abilità finanziaria.Se la storia personale di […]

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Dettagli

1988
1 gennaio 1997
XIII-262 p.
9788806599331

Voce della critica


recensione di Revelli, M., L'Indice 1988, n. 3

Il volume ricostruisce la biografia di un "rivoluzionario particolare", autore di una rivoluzione silenziosa nei sistemi di organizzazione del lavoro e nel rapporto tra struttura manageriale e processo lavorativo e, contemporaneamente, di una controrivoluzione assai meno discreta nelle relazioni tra capitale e lavoro. Esso giunge a quasi quarant'anni dalla prima opera biografica, la monumentale celebrazione di Frank B. Copley, "F. W. Taylor, Father of Scientific Management" del 1923, concordata e approvata dallo stesso Taylor: e ne costituisce un indispensabile aggiornamento sia sul piano strettamente informativo (Nelson ha preso visione di una gran massa di materiale inedito di Taylor) sia su quello del giudizio storico (l'opera di Taylor è qui inquadrata nel più generale contesto della seconda rivoluzione industriale).
La vita di questa figura contraddittoria di innovatore reazionario, diviso tra la disincarnata razionalità dell'osservatore scientifico e la paranoica ossessività del profeta, tra la calma affabilità dell'uomo d'affari (un "rentier intraprendente") e la spietata intransigenza del despota, è analizzata con dovizia di particolari nelle sue diverse fasi ("Gli anni della formazione, 1856-89", "Gli anni della rivelazione, 1880-98", "Gli anni del successo, 1898-1901"), fino al momento in cui finisce per identificarsi con la storia della sua "invenzione". Con la vicenda del taylorismo, di cui viene descritto il rapporto con l'industria americana, l'impatto con la sfera tecnica delle relazioni di fabbrica e la contrastata accoglienza nell'ambito politico e sociale ("Taylor e l'opinione pubblica").
Da buon esponente della 'Business history', ottimo conoscitore del mondo manageriale americano (è autore di un importante volume su "Managers and Workers", Nelson inquadra l'opera di Taylor nel più generale contesto della trasformazione organizzativa e tecnologica dell'industria americana, con particolare attenzione alla triplice relazione management-forza lavoro-tecnologia. Un'operazione che appare decisamente riuscita sul primo versante (quello del rapporto tra direzione d'impresa e struttura di fabbrica), producendo il salutare risultato di relativizzare, per molti versi, il ruolo dell'innovazione tayloriana (non opera di un innovatore solitario, ma risultato di una tendenza diffusa nella società americana, espressa dal duplice movimento degli ingegneri innovatori e dei cosiddetti "riformatori" delle relazioni industriali).
Ma che rimane ancora, in qualche modo, incompleta sul secondo (rapporto tecnologia-forza-lavoro), dove ci si sarebbe aspettata una più analitica indagine sulle trasformazioni interne alla composizione operaia e alla soggettività, soprattutto per quanto riguarda la ricostruzione del passaggio da quello originario al "nuovo sistema di fabbrica".

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