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Recensioni Teatro da camera. Temporale-Casa bruciata-Sonata di fantasmi-Il pellicano-L'isola dei morti-Il guanto nero

Recensioni: 5/5
Nei primi mesi del 1907, dopo una già lunga e accidentata carriera di autore drammatico, Strindberg si trovò a disporre di un teatro dove mettere in scena sue opere vecchie e nuove: il «Teatro intimo» di Stoccolma, creato sul modello del «Kammerspielhaus» di Max Reinhardt. Per questo teatro egli scrisse, in soli sei mesi, un gruppo di opere che rappresentano, in ogni senso, la punta estrema della sua produzione drammatica: articolate come una serie di composizioni musicali (Opus 1, 2, 3, 4), «Temporale», «Casa bruciata», «Sonata di fantasmi», «Il pellicano» (a cui fece seguito, a distanza di un anno e mezzo, «Il guanto nero», Opus 5) rielaborano e condensano al massimo grado alcune grandi ossessioni che hanno accompagnato la vita di Strindberg. La casa, il fuoco, la resa dei conti, motivi simbolici che erano già costantemente presenti in tutta l’opera precedente, vengono portati nel «Teatro da camera» a un confronto ultimativo, che si impone con la lucidità dell’allucinazione. In questi testi, come in molte parti dei romanzi autobiografici, la visione parossistica, surriscaldata di Strindberg sembra non sopportare la distanza dell’immagine, «brucia» la metafora per trasformarla in lettera, e viene così irretita nella «fatalità» della lettera, in una partita inesorabile di dare e avere, dove ogni segno, anche il più incongruo e irrelato, sposta la bilancia di una macchinosa contabilità cosmica. Arrivato all’ultima fase della sua vita, Strindberg accentua sempre di più la sua caratteristica capacità di passare fulmineamente attraverso forme nuove, senza soffermarsi, portato da una passione che guarda oltre il risultato letterario, preoccupato di sgombrare lo spazio per una sola scena, impossibile e sempre latente: il terribile «risveglio» di un universo di sonnambuli. )
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