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La coscienza è un limite, perché “la coscienza è un pugnale che ti squarcia l’anima”, questo si evince già dalle prime pagine di questo piccolo capolavoro. Ecce Virgo per cominciare non è che il dialogo con la sessualità proibita che anche se denunciata in una storia che vede come protagonista una giovane clarissa si limita a scuotere e a interrogare la nostra condotta, la nostra coscienza e a tentare di infrangere le nostre paure; a ritrovare dunque la chiave andata perduta con la quale abbiamo tutti noi serrato la nostra sensibilità da anni: “la chiave d’accesso al punto più profondo della tua anima” come è recitato in Guardami. Il motivo della chiave è perdurante in tutto il libro e l'autrice evidentemente cerca di farla venire alla luce senza mezzi termini e con ogni modalità sensitiva... Questo ed altro in un libro platonicamente sempre pervaso dal mito della caverna in cui il lettore è costretto a vedere le ombre di una società in crisi, ma un’opera veramente catartica e taumaturgicamente perfetta che va a mio avviso letta al contrario ritrovando così il giusto verso al pari del bocciolo che si fa strada tra le spine fino a diventare rosa, e che serve così per ritrovare tanti valori perduti che in questo libro ne sono difatti a voce esaltati; per citare dalle vive parole dell’autrice questa è un’opera di drammaturgia “truce”, ma senz’altro destinata a rivitalizzare umanamente la coscienza individuale e tutto il teatro italiano.
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