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Anno edizione: 2011
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Molto interessante e ben scritto. Le valutazioni politiche che in parte servono per spiegare la tesi di fondo, ossia la volontà di potenza della tecnica, si dimostrano, ad anni di distanza, molto sbagliate; la comprensione e sottoscrizione del comportamento tenuto dal PCI è evidentemente poco lungimirante, nonostante a scriverla sia un così eminente filosofo, anche perchè oggi il PCI non esiste più, non solo, non esiste più il marxismo. Le valutazioni sulla violenza della tecnica sono oggettivamente condivisibili e ottimamente esposte, a parte poche pagine ridondanti e non necessarie proprio perchè le tesi sono spiegate chiaramente senza bisogno di insisterci. In sostanza, questo libro dimostra che hanno un po' ragione tutti quelli che snobbano la filosofia, purtroppo, in quanto dimostra che si, parlare di "massimi sistemi" è bello e importante, ma poi vedere e saper leggere come l'uomo li "mette a terra", questi discorsi, attraverso la politica, è molto più difficile. Si elogia spesso il PCI ma senza valutare che la sua corsa al centro ha spostato tutto l'asse politico a destra, o meglio verso i conservatori; oggi infatti tanto in Italia quanto in Europa, non si sa più chi è di sinistra, se c'è ancora (di dx si). Questo dimostra la tesi della potenza della tecnica.
Stupendo.Da leggere soprattutto la parte in cui dimostra che gli intellettuali che vogliono proteggere i valori della dignita' dell'uomo e dell'umanesimo,attingono alla stessa logica di dominio,la stessa logica del piu' forte che e' tipica dell'Occidente e della tecnica,cioe' di quel modo di pensare contro cui loro stessi intendono scagliarsi.
E' uno dei libri più gradevoli del massimo filosofo di oggi. Da leggere soprattutto il cap. 5, dove Severino scrive una specie di "operetta Morale" nella quale dimostra la contraddittorietà del "giudizio finale" e della visione cristiana di Dio. Un capolavoro di chiarezza e linearità.
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