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forse il migliore di ampuero. piacevole e mai banale.
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Negli ultimi vent'anni, hanno fatto la loro comparsa diversi detective fra le pagine della letteratura ispanoamericana. Il messicano Paco Ignacio Taibo II ne ha proposti addirittura due, uno al maschile e uno al femminile: l'investigatore indipendente Héctor Belascoarán Shayne e la giornalista Olga Lavanderos. Quanto al cubano Leonardo Padura Fuentes, è responsabile delle indagini del tenente Mario Conde, della polizia dell'Avana. Poi ancora, il cileno Ramón Díaz Eterovic è autore di una serie di gialli con la figura del detective privato Heredia, di cui finora si è potuto leggere da noi solo una puntata. Fra tutti, Roberto Ampuero, pure lui cileno, sembra avere fatto centro con i romanzi – e il relativo investigatore – più convincenti. Erano già piaciuti Bolero all'Avana e Chi ha ucciso Cristian Kustermann? (Garzanti, 2003 e 2004) e il terzo della serie, Il tedesco dell'Atacama, non è da meno. Al centro di tutti e tre, il detective Cayetano Brulé, sulla cinquantina, mangione in inevitabile sovrappeso, quasi calvo, con baffoni alla messicana, occhiali dalle lenti scure e cravatta lilla con piccoli e ruminanti guanachi. Di origine, Cayetano è cubano, innamorato dei tropici, del bolero e delle donne con forme generose. Ma la sua agenzia ha sede in tutt'altri luoghi, a Valparaíso, in Cile, dove è finito seguendo una compagna innamorata degli ideali socialisti di Salvador Allende e dove è sopravvissuto nei decenni bui della repressione. Attualmente – siamo negli anni novanta – Cayetano ha una fidanzata di suo gusto, la più o meno coetanea Margarita de las Flores, e vivacchia grazie a tanti lavoretti e a qualche caso importante, assistito dall'aiutante giapponese Suzuki. Ormai radicato fra gli scorci grigi e piovigginosi di Valparaíso e della capitale Santiago, il nostro Cayetano passa il suo tempo col pensiero sempre volto alle isole dei Caraibi, al mare e al sole, da cui si sente in perpetuo esilio.
Questa volta – con Il tedesco dell'Atacama – è la volta di un'indagine che porta Cayetano Brulé in un pezzo di Cile al nord, nell'impietoso deserto dell'Atacama, per l'appunto. Qui, nell'oasi di San Pedro, è stato ucciso Willi Balsen, tecnico tedesco impegnato in un tentativo di bonifica della zona. Secondo la polizia, si tratterebbe di omicidio a scopo di rapina. Ma ben presto si prospettano molteplici altre piste, tutte più convincenti di quella ufficiale. Willi Balsen avrebbe potuto essere vittima di tombaroli alla ricerca di preziosi manufatti di culture precolombiane. Però, non è da escludere che l'abbia eliminato una delle bande di narcotrafficanti che, provenienti dalla vicina Bolivia, attraversano la regione. Una vicenda di donne e di gelosia non è neppure da sottovalutare, perché una bella ragazza del luogo tace qualcosa e una collega tedesca è scomparsa. Intanto, circola pure il sospetto che l'aereo di un deputato del parlamento, in qualche modo legato a Willi Balsen, sia stato manomesso e fatto precipitare?
Roberto Ampuero si attiene allo svolgimento classico dell'intreccio poliziesco: posizione dell'enigma, indagine, risoluzione dell'enigma. Inoltre, la figura di Cayetano Brulé – a parte l'esuberante natura caraibica costretta a confrontarsi col proverbiale ritegno dei cileni – non è senza precedenti rispetto a quelle di altri investigatori privati. A rendere particolarmente efficaci romanzi come Bolero all'Avana, Chi ha ucciso Cristian Kustermann? e Il tedesco dell'Atacama sono lo stile conciso di descrizioni e dialoghi, il ritmo serrato con cui l'indagine viene svolta e una certa imprevedibilità nel congegnare l'enigma. Che preferisce risolversi radiografando debolezze e cedimenti delle istituzioni e portando sulla scena, senza retorica, abusi che, ancora oggi, i poteri forti non si fanno scrupolo di prodigare all'America spagnola. Esemplare, in tale senso, è proprio quest'ultima avventura di Cayetano Brulé e del tedesco dell'Atacama.
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