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Tempi storici, tempi biologici
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1987
Libro universitario
228 p., ill.
9788811594758

Voce della critica


(recensione pubblicata per l'edizione del 1984)
recensione di Langer, A., L'Indice 1986, n. 6

Chissà perché la sinistra, che parrebbe essere in debito verso il "materialismo", ha eletto quale suo campo di osservazione principale i rapporti economici il modo e i rapporti di produzione (e quindi quale scienza delle scienze l'economia politica) e non invece il mondo fisico nella sua interezza e le diverse scienze che se ne occupano, dalla chimica alla biologia, dalla fisica alla geologia? E chissà perché la "storia", intorno alla quale i migliori cervelli si sono applicati e prodigati, è stata quasi sempre la breve storia umana e sociale, mentre della lunga storia naturale (del pianeta, dell'universo) si tiene pochissimo conto ?
Se lo chiede, più o meno esplicitamente, lo scienziato Enzo Tiezzi professore di chimica fisica all'università di Siena, e lo chiede soprattutto alla sinistra, che nel suo fervore di migliorare le sorti dell'umanità, e in particolare delle classi subalterne, ha quasi sempre ristretto il suo campo di analisi e di azione ai limitatissimi "tempi storici", cercando di individuare all'interno della loro dimensione le leve fondamentali per cambiare il mondo. Salvo accorgersi, oggi, in alcuni suoi esponenti più sensibili, che nei brevissimi "tempi storici" avviene principalmente una grande ed irrimediabile distruzione di equilibri che, per formarsi, hanno avuto bisogno dei lunghissimi; "tempi biologici".
Dalla cattedra di Tiezzi viene alla sinistra una severa lezione che a qualcuno potrebbe apparire sorprendente: non la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto o della lotta di classe come motore della storia offre la chiave di interpretazione decisiva per capire dove va il mondo e per scegliere, magari, in quale direzione spingerlo; ma un'altra legge, dimenticata dai più sin dagli anni del liceo, siede - nostro malgrado - sul trono supremo della storia e dei suoi tempi reali, cioè biologici: il secondo principio della termodinamica. Accanto al cosiddetto primo principio - l'energia nel mondo è costante - si erge, invalicabile, la consapevolezza che l'energia nell'universo tende verso la "forma calore" e che di conseguenza diminuisce la sua capacità di compiere lavoro. Non più la sola quantità di energia nel sistema, ma la sua qualità, le sue possibilità di impiego, sono in gioco: e la direzione di ogni processo energivoro si chiama entropia, esaurimento, degrado, e la freccia del fluire del tempo, in quella direzione, è irreversibile.
Così nell'analisi documentata (e ricca di bibliografia) di Tiezzi si esaminano le numerose e radicali conseguenze che questa presa di coscienza dovrà indurre in tutti i campi. Ed essendo uomo di sinistra - come lo sono Barry Commoner e Laura Conti presentatori dell'opera - l'autore si preoccupa principalmente di convincere la sinistra a spendere le sue energie non più in favore dell'accelerazione delle magnifiche e progressive sorti dell'umanità, ma della ben più complessa opera di "rallentamento dell'entropia". Una svolta copernicana, se venisse accettata e praticata. Una svolta senza alternative, se non si vuole scegliere il suicidio della specie.

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