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Indubbiamente la storia, ben raccontata, fa riferimento ad un dramma conosciuto, ma ancora non approfondito. La lettura scorre via fluida, ma il lavoro manca – a mio avviso – di spessore e di profondità, non trasmettendo quell’emozione che il contesto narrativo potrebbe invece generare. Anche i tre (anzi, quattro) piani temporali su cui si snoda la vicenda sono gestiti un po’ freddamente e non sono valorizzati a pieno. Un buon libro per ragazzi.
Ci sono molti libri che parlano della situazione ebraica durante il periodo bellico ma questo racconto, che si svolge prevalentemente in svizzera, ci apre una finestra su di una realtà sconosciuta ai più. Il delicato ruolo della neutrale svizzera, che accolse tantissimi rifugiati, ebrei e non, e alla quale doverosamente dobbiamo essere tutti grati per aver evitato la morte certa di tanti e tanti nostri connazionali. Poi si può criticare tutto, se si vuole. La storia è a parer mio ben raccontata, con stile quasi giornalistico, senza falsi pietisimi, nessuno si piange addosso. Dovrebbe leggerla un buon regista. Sono sicura che ne trarebbe un bel film.
Questo libro mi è piaciuto molto e l'ho trovato particolare: non solo per le circostanze storiche nelle quali la parte principale della storia è ambientata, anche se con i tempi che corrono mi sembra tuttaltro che superfluo "ricordare" quelle vicende abominevoli, soprattutto per quelli che non le hanno vissute; non solo per la forza e l'autenticità di molti dei personaggi che popolano il racconto; non solo per la fluidità dei dialoghi, che considero la parte più riuscita dell'opera; non solo per il sovrapporsi dei tre tempi narrativi, trattata con talento e originalità; e non solo per la riflessione che suscita la domanda "Ma chi può essere considerato eticamente il vero proprietario dell'uovo?". Per me Tempo di Fuga è un bellissino libro per l'intreccio di tutte queste ragioni.
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