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scheda di Manassero, F., L'Indice 1994, n. 6
Gesualdo Bufalino introduce con un saggio storico-critico questa antologia fotografica che è una significativa testimonianza della cultura signorile e rurale della Sicilia di fine Ottocento. Gli autori delle immagini - Gioacchino Iacono Caruso, operatore agricolo, sindaco di Comiso e filantropo, Francesco Meli, proprietario agricolo, Carmelo Arezzo, gentiluomo socialmente impegnato e Corrado Melfi, archeologo, storico e letterato - appartengono a una borghesia che tenta di prepararsi al nuovo secolo, appropriandosi del mezzo espressivo più moderno allora a disposizione. Ne risulta un patrimonio di parecchie centinaia di lastre, ritratti di familiari e contadini o altri personaggi quasi sempre conosciuti personalmente dai fotografi. L'impressione che se ne ricava è quella di un profondo rispetto nei confronti del soggetto fotografato, tanto che anche i più miserabili mantengono una loro dignità serena di fronte a un avvenimento così straordinario come quello di rimanere immortalati per la prima e, probabilmente, unica volta nella loro vita. Ma il soggetto principale di queste immagini è la famiglia con la sua rigida struttura gerarchica: "... la donna, ad occhi bassi o levata in piedi accanto al marito superbo e seduto, par sempre spetti una funzione suddita e comprimaria". Viene il sospetto che, almeno in qualche caso, possa trattarsi di una "posa", di un teatro di parti ben recitate, dal momento che la fotografia non ci permette di vedere la realtà all'interno delle mura domestiche. Non è il caso di cercare immagini di qualità eccelsa tra questo materiale, che ha il grande valore di testimonianza del cambiamento epocale che si è compiuto nell'arco breve delle due o tre generazioni comprese nel corso di cento anni. Per una società che va inesorabilmente perdendo la propria memoria storico-familiare la fotografia si conferma come strumento portante e come stimolo a ricostruire altri brandelli del passato che ci siamo appena lasciati alle spalle.
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